TRAMA
Aicha, Radia e la loro madre vivono segregate dal mondo negli alloggi per domestici di una villa abbandonata. Quando il giovane padrone della villa si trasferirà con la fidanzata nell’alloggio principale, la vita delle tre donne, pur continuando a mantenere segreta la loro presenza nella casa, sarà stravolta dalla nuova convivenza forzata.
RECENSIONI
Tunisia. Tre donne e tre generazioni a confronto. Più una.
Aicha e Radia vivono con la madre negli alloggi per domestici di una villa disabitata. La madre le ha educate severamente, tenendole “al sicuro” non solo da ogni reale minaccia esterna, ma anche da ciò che il mondo avrebbe potuto offrire loro. Così, quando il giovane proprietario va ad abitare la parte principale della villa con la fidanzata, quel mondo, inevitabilmente, busserà alla loro porta.
Sono queste donne i buried secrets del titolo, seppellite come un segreto in parte dalla loro cultura e in parte dagli uomini della loro società (padri mariti fratelli – amanti); ma sono anche quelle stesse donne che hanno accettato tutti i compromessi di non visibilità che legano la loro condizione. Perché mentre il “segreto” è proibito al sapere degli altri, il “segreto sepolto” è negato allo sguardo di tutti. Il lavoro della camera della regista è allora quello di un dissotterrare “dal buco della serratura”: paradossalmente, un levare alla donna per arrivare alla donna.
Quando la fidanzata del padrone, bella e apparentemente emancipata, è costretta dalle altre a restare nei loro alloggi, nascosta al fidanzato e al resto del mondo, la convivenza diventa sempre più difficile, e le cose precipitano velocemente: non c’è più un termine di paragone verso cui tendere (l’emancipazione della donna), né un capro espiatorio a cui addossare ogni colpa (la donna emancipata), ma quattro “segreti sepolti” messi l’uno di fronte all’altro, pronti ad esplodere.
A partire da questo momento la macchina da presa smette di fare il proprio “lavoro”, come se avesse perso l’interesse iniziale, e il film sceglie la via dell’“effettaccio” visibilissimo. Un tipo di visibile dato per eccesso, che non levando niente alla donna – ma anzi aggiungendo - non arriva da nessuna parte. Peccato.
