TRAMA
Partiti con la loro auto per una gita in riva al lago, Mihai e Mihaela , che litigano e discutono animatamente, investono accidentalmente la prostituta Ana. Inizialmente convinti che sia morta, la trascinano in mezzo al bosco indecisi su cosa farne del corpo; ma Ana inaspettatamente si riprende e, apparentemente ignara di quanto accaduto, un po’ alla volta si insinua nella vita della coppia, mettendo a dura prova l’equilibrio di un rapporto già in crisi.
RECENSIONI
L’irruzione di Ana smaschera il radicalismo di pensiero dei due amanti, prima detonandone il rapporto per poi ricucirlo in una nuova, emozionale, presa di coscienza. Quello che Sitaru vuole è distrarre lo spettatore da tutto ciò che la mente vela, sia nell’abuso di luoghi comuni, sia nel critico distacco verso le pulsioni fondamentali. Sta proprio in un ironico e divertito elogio dell’amore, come anarchica espansione, il senso dell’essere catturato (hooked), non tanto perché si vuole assecondare un cambiamento di prospettiva, piuttosto è un volerlo ricreare alchemicamente. Nel gioco di soggettive (tutta la visione si alterna tra i punti di vista dei personaggi (1) ), da non fraintendere con precoce pretenziosità, si viene così a costruire il nuovo sguardo dello spettatore, che convoglia la sua natura nella criptica chiusa del film. Mi permetto allora di soffermarmi sull’ultima sequenza al fine di tutelare questo sincero esempio di cinema libero e artigianale. La verità è racchiusa nella soggetiva conclusiva, che ingenuamente potrebbe essere identificata con la ciclicità del ruolo di Ana (la dinamica è la stessa che precede il suo investimento). In realtà il nuovo punto di vista è quello dello spettatore, finalmente preso (ancora hooked) all’interno della diegesi e legittimato dall’amplesso di Mihai e Mihaela (noi siamo il loro figlio). Non poteva esserci un gesto migliore da parte della beffarda prostituta, affogata e simbolicamente unico oggetto pescato, (sempre hooked), non solo dalla coppia (Mihai attende con la canna un pesce che non abboccherà mai) ma soprattutto da noi stessi. Titolo
(1) Su questo punto è interessante la spiegazione dell'operatore di ripresa riguardo l'impossibilità di utilizzare una telecamera HD, troppo grossa e mal predisposta a ricreare la verosomiglianza dell'asse visivo. Tutto il materiale è stato così girato in minidv, rendendo l'immagine maggiormente sporca e imperfetta (a mio parere è un pregio indiscutibile).
