L’HISTOIRE DE RICHARD O.

Anno Produzione2007

TRAMA

In preda al suo desiderio, Richard O. esplora gli arcani sinuosi dell’erotismo, a Parigi nel mese d’agosto, e le donne che vi risiedono d’estate.

RECENSIONI

Sarà anche irritante questo film di Odoul, sarà anche ossessivamente ripiegato su se stesso, denso di un erotismo intellettualoide come al cinema non se ne vedeva da tempo (gli anni 80 sono passati da un pezzo), ma questo catalogo di preferenze, perversioni, desideri e fantasie risulta, nella sua sfrontatezza e autoreferenzialità, un oggetto demodé a suo modo affascinante. Tutto viene caricato oltremisura: messinscena esasperata, inquadrature ravvicinate, primi piani strettissimi, macchina da presa che perde studiatamente il fuoco nell’inseguire i protagonisti e, naturalmente, una pletora di foto, video, tableau vivant (un po’ goffi) amplessi violenti, sadomasochismo, voyeurismo, masturbazioni etc etc. Odoul erotizza Mathieu Amalric, attore che la Francia percepisce come privo di corpo (ipse dixit) e gli conferisce una fisicità cinematografica inedita e sfacciata. Richard O, burattino volontario in mano alla Femmina (l’autore cita Fellini e La città delle donne ma si pensa spesso a Bataille), fa sesso ludico, amaro, grottesco, perverso, drammatico. Richard O (il riferimento, ovviamente è a Histoire d’O) trova la morte accidentale durante la copula e vede perpetuare le sue gesta dall’amico Legrand, sorta di timido alter ego. Parabola sull’uomo alle prese con la difficile affermazione della sua virilità, apologia del “libero libertinaggio”, collezione di filosofismi e saggio di spudorato onanismo mentale: il regista incaponito non recede mai, insistendo piuttosto, e riesce anche a divertire (la scena della donna vietnamita). Intanto si rappa (Buck 65) e si impreca allegramente (ai turisti sul Bateau Mouche: “Turisti! Parigi vi dice merda!”).
Detestabile, disarmante.

Ozio & Sesso a Parigi

Ci sono film in cui ci si trova al cospetto di personaggi che vivono immersi in una quotidianità ben connotata, ma non si capisce bene come facciano. Insomma, come riescano a cavarsela con le questioni pratiche, tipo l'affitto o il ristorante da pagare. Si dirà che non è il centro del film, ed è probabilmente vero, ma salta subito all'occhio la disparità tra agi e cazzeggio. Sta di fatto che del protagonista Richard O. (evidente, quanto inafferrabile, riferimento alla schiava d'amore del romanzo "Histoire d'O" di Pauline Réage) sappiamo che condivide l'appartamento con un ragazzo fidato e un po' suonato e che la fidanzata lo molla perché, contrariamente a lui, vorrebbe un figlio. Lui però non se la sente, è inquieto, non sa bene cosa vuole ma si improvvisa sperimentatore e passa intere giornate di intensa attività sessuale con ragazze di ogni tipo. Ah, l'altra cosa che sappiamo fin da subito di lui è che muore accidentalmente per avere rifiutato il gioco erotico di violentare una ragazza con cui si è intrattenuto. Tutto il resto del film è aria fritta, con numerose scene di sesso, esplicite ma non ginecologiche (che pur essendo l'aspetto più sovversivo della pellicola risultano alquanto noiosette), svolte repentine (poche, comunque ingiustificate, tipo l'amico grullo che trova l'amore con una ragazza bellissima e immediatamente disponibile), dialoghi ai limiti dell'intercalare e un paio di sequenze di lotta libera (buttate lì non si sa bene per quale motivo). Nonostante la tragicità che incombe fin da subito sul protagonista, però, si respira un'aria scanzonata, e la conclusione è all'insegna dell'ottimismo. Le ambizioni, come da dichiarazione del regista, sarebbero quelle di trasmettere gli aspetti poetici e burleschi, oltre che puramente carnali, dell'atto sessuale. Tipico caso in cui teoria e pratica sono destinate a non incontrarsi.