Drammatico, Recensione

OFFSCREEN

NazioneDanimarca
Anno Produzione2006
Durata93'

TRAMA

Nicolas Bro giganteggia nella parte di Nicolas Bro – un uomo intento a girare un film su se stesso. Il suo amico Christoffer Boe gli presta una telecamera e gli dice di riprendere tutto, un consiglio che Bro prende sin troppo alla lettera. Le sue continue riprese fanno impazzire sia sua moglie Lene che i suoi amici, e quando infine Lene decide di farla finita e si trasferisce a Berlino, Nicolas – ossessionato dal pensiero di riconquistarla e continuando a riprendere l’intero processo – inizia il suo inevitabile declino autodistruttivo.

RECENSIONI

The Danish Ego Project

Un uomo, ossessionato dal proprio ego, decide di riprendersi 24 ore su 24 con una telecamera. In pratica, allestisce una sorta di "Grande Fratello" con un unico protagonista: se stesso. Il confine tra realtà e sua rappresentazione attraverso la finzione diventa così sempre più labile. In pratica, il protagonista trasforma la sua vita in un film e imbastisce la propria relazione affettiva sulla base di una vera e propria sceneggiatura. Tanto che quando la moglie lo abbandona pensa di sostituirla con un'altra "attrice". Ovviamente il delirio è dietro l'angolo e l'incapacità del protagonista di uscire dal proprio film mentale lo porterà inevitabilmente alla follia. L'idea non è male. Anche perché lo spettatore si trova a interrogarsi sul limite delle immagini per mezzo di una finzione che imita la realtà (e questo nel cinema accade sempre) spacciata, però, per verità (come la televisione vorrebbe darci a bere). Con la sensazione, spiazzante, di non riuscire bene a distinguere il vero dal simulato. Una sorta di "The Blair Witch Project" dei sentimenti in salsa danese. Ciò che colpisce intellettualmente, però, alla prova più importante, quella della visione, pesa come un macigno e il costante primo piano del protagonista che si auto-riprende, aggiungendo continui vaneggiamenti alla sua pazzia, finisce per blandire il risultato. Non sarà un esercizio di stile, ma ha più a che fare con la sperimentazione artistica che con il cinema.