TRAMA
Pur non essendo tra i più famosi, il lager di Bełżec, in Polonia, costituì un impressionante teatro di sterminio nazista. Si calcola che nel 1942, da marzo a dicembre, vennero eliminati circa 600.000 ebrei, soprattutto provenienti da Cracovia e Ľvov, ma anche, in misura assai minore, dalla Germania, dall’Austria e dall’allora Cecoslovacchia. I deportati venivano solitamente eliminati in poche ore dal loro arrivo al campo e sbrigativamente occultati
RECENSIONI
Belzec è un nuovo, ricco e prezioso documento che si va ad aggiungere al corpus di opere realizzate negli ultimi anni nell’ambito di un ampio progetto di ricerca storica sullo sterminio degli ebrei, degli zingari e degli omosessuali ad opera del regime nazista. Prendendo spunto dal modello formale della serie Shoa, che consiste nel dar voce ai testimoni giustapponendo i loro ricordi a ciò che resta del passato, dei campi di concentramento, senza eccedere in sentimentalismi e con una sobrietà ed un rigore ragguardevoli, il film del regista francese di origine polacca Guillaume Moscovitz parte dalla memoria personale per poi condurci, con lunghe panoramiche, sul nudo campo sul quale un tempo sorgeva il lager di Belzec e che oggi è meta di qualche turista. Ciò innesca una serie di interviste agli abitanti del luogo, mettendo in luce in particolar modo il rapporto tra la memoria del passato (gli anziani) e quella del futuro (le nuove generazioni, che non possono, non devono dimenticare).
