TRAMA
“La dignidad de los nadies” offre un nuovo capitolo della storia dell’Argentina, iniziata da Solanas, con Memoria del saqueo (2004). Il film inizia proprio dove il precedente documentario si era fermato: la rivolta del dicembre del 2001 con le conseguenti dimissioni del presidente De La Rua. Il filmaker argentino, con questa nuova opera, mostra le conseguenze della rivolta, dal nuovo governo Kirchner fino ad arrivare ai giorni d’oggi, con uno sguardo sulle recenti realtà di autogestione.
RECENSIONI
Dopo anni di metafore di dubbio gusto e fragorose cadute di stile, è la realtà più stringente ad aver richiamato Solanas all’ordine e al suo primo amore : il documentario. Il regista del memorabile L’ora dei forni congegna, partendo dagli effetti dalla crisi argentina del 2001, un commovente elogio dei “nessuno”, di chi non ha niente, delle vittime del malgoverno e della speculazione. Sebbene sfiori spesso la retorica (il commento poetico in rima dello stesso regista a decantare la dignità delle vittime del sistema economico fallimentare è pleonastico e stucchevole), il resoconto della rivolta popolare di chi, l’indomani della crisi, si ritrovò senza nulla (e già aveva poco), è efficace e colpisce nel profondo. Una volta liquidata la cronaca politica nei primi minuti, con uno stile da inchiesta televisiva inevitabilmente partigiana, Solanas decide saggiamente di dar voce e nome ai veri protagonisti ignorati dalla Storia: dal letterato vittima di un’aggressione durante una manifestazione contro il governo (nella quale perì uno dei manifestanti) al prete che decise di dismettere la tonaca per impegnarsi direttamente nel sociale. La denuncia è sincera, l’impianto generale del documentario (suddiviso in capitoli, ognuno dei quali dedicato ad un singolo “nadie” o ad un gruppo di “nadies”) è convincente. La documentazione della resistenza passiva delle donne e degli uomini spossessate delle loro terre, che intonano il calpestato inno nazionale alla libertà mentre il delegato del governo centrale si appresta ad aprire l’asta, entra di diritto nella storia del “genere”, imprimendosi perennemente nella nostra memoria. Con quest’opera, Solanas aggiunge un ideale quarto capitolo ai tre che andavano a comporre il succitato film del ’68 (Neocolonialismo e violenza, Atto a favore della liberazione e Violenza e liberazione, sulla situazione politica ed economica argentina dagli anni cinquanta ai sessanta).