TRAMA
Tre fratelli in cerca di felicità: Hans-Jörg è un bibliotecario sessuomane che sta dietro alle giovani studentesse. Werner è un politico di successo la cui famiglia sta però andando a pezzi. La moglie lo rifiuta e il figlio approfitta di tutte le occasioni per mettere alla prova i limiti del padre. Agnes, a sua volta, vive di notte e fa la ballerina nei club. Legati dal desiderio insaziabile di amore e accettazione, i tre fratelli si imbarcano in un viaggio alla ricerca di ciò che hanno cercato tutta la vita: la felicità.
RECENSIONI
Tre fratelli condividono un destino comune di fragilità psicologica a stretto confine con la patologia: uno è sposato ma è in profonda crisi con la moglie a causa della gelosia nei confronti del figlio; un altro è sessualmente represso e, incapace di accettare se stesso, non riesce a stabilire un contatto con l'universo femminile; il terzo è un transessuale senza la serenità di un rapporto affettivo stabile. Tutti cercano la felicità. Il trittico del disagio ha come probabile causa l'assenza della figura materna e le presunte molestie di quella paterna. Il film inizia con i toni leggeri della commedia per poi aggiungere progressivamente tasselli drammatici fino a un finale ambiguo. Il tedesco Oskar Roehler, però, non ha la leggerezza di Pedro Almodovar e gli episodi grotteschi (la cacca sul pavimento del padre videoripresa dal figlio, la masturbazione in bagno, il set del film pornografico) soffrono di un umorismo di grana grossa che non trova mai un tappeto di ironia a smorzarne l'impatto e finisce per scadere nel greve. Gli interpreti sono in parte e convincenti, ma questo non basta a rendere digeribili i girotondi affettivi di cui sono protagonisti. Tanto che il dilatato svolgimento si rigira più volte su se stesso a scapito della progressione e la resa dei conti che anticipa la parola "fine" lascia aperto un inquietante interrogativo: embè? Come dire: lo sappiamo che l'assenza di comunicazione è il male del millennio, che la famiglia è un'istituzione double-face, può cullare come soffocare (probabilmente tutte e due le cose insieme), che gli affetti sono un dedalo inestricabile, ma ce lo hanno detto, e continuano a ripetercelo, in tanti, con maggiore spessore e sensibilità.
