L’INTRUS

Anno Produzione2004

TRAMA

Un padre cerca di chiudere i conti con il proprio losco passato dopo un trapianto di cuore. Trafficante non si sa bene di cosa tra il confine franco-svizzero e la Polinesia, ripercorre i luoghi della memoria alla ricerca di una pace che non riuscirà a trovare.

RECENSIONI

Tra due emisferi

Mescolando il romanzo di Jean-Paul Nancy da cui è tratto a Conrad e Melville, il nuovo angosciante, gelido film della Denis è un oggetto misterioso ai limiti dell’indecifrabilità. Al centro della storia di un’impossibile redenzione c’è Michel Subor, notevole attore, che presta anima e corpo ad un personaggio senza identità, che vive sospeso nel vuoto generato da un finto cosmopolitismo (che, in questo caso, non significa essere cittadino del mondo, ma essere ovunque e in nessun luogo sentirsi a casa): dibattutosi un’intera vita tra le nevi alpine ed una Polinesia dalle calde tinte gaugueniane, non è stato in grado, o forse non ha voluto che le proprie radici attecchissero in un qualche luogo, per questo ha il sentore di essere un perenne intruso, esattamente come il cuore che gli è stato trapiantato. Diviso tra due emisferi, condannato al ricordo di quello boreale (anche i flashback mnemonici sono intrusi, come i clandestini che cercano di entrare in Francia, uno dei quali sgozzato dal protagonista non si sa bene per quale ragione), egli aspira alla definitiva quiete in quello australe, nell’isola di Bora Bora. Ma ogni suo tentativo in questo senso è destinato allo scacco: come il cuore “estraneo” che porta con sé, anche gli altri “intrusi” non gli danno scampo, che siano i figli mai conosciuti sparsi per il mondo, che siano ex mogli o amanti, che siano i cani da slitta che ha abbandonato, che sia il proprio ego lacerato che sente di non essere mai stato e che non potrà mai essere.
La Denis sovrappone diversi livelli temporali, seguendo più il flusso dei ricordi del protagonista che un’unica linea narrativa; per questo, senza apparente soluzione di continuità, passiamo dal nord al sud del mondo, come a sottolineare che è lo spazio dell’anima a dettare le regole, anima che vaga pur immobile o che resta ferma in un luogo pur percorrendo chilometri e chilometri.