TRAMA
Iran, 1970. Il giovane Emkan, cresciuto in una famiglia rigidamente conservatrice, si innamora di Maassoum, figlia del gestore del cinema nella piccola città di Saveh. Osteggiato dai genitori, dalle autorità religiose e dall’intera comunità, decide che il cinema sarà la sua vita. Con la rivvoluzione khomeinista il cinema chiude, e Maassoum deve andarsene. Emkan decide di ritrovarla.
RECENSIONI
Esistere non è Vivere
"No!" è la risposta che il giovane Emkan ottiene ogni volta che prova a seguire le proprie naturali inclinazioni. Spesso, in aggiunta al rifiuto, volano schiaffi, bacchettate e anche vere e proprie botte. Non facile crescere e trovare una propria strada nell'Iran del 1970, nella famiglia conservatrice (quali le alternative?) di un regime conservatore. Il giovane Emkan ce la mette tutta per stare alle regole, ma un animo ribelle lo aiuta a prendere coscienza dell'assurdità della vita a cui è destinato. "Diventa quello che sei" dicevano i giovani, carini e disoccupati dell'omonimo film, e Emkan ci prova con tenacia, ma la lotta è dura, violenta e irta di difficoltà. Il film mostra la faticosa adolescenza del protagonista attraverso un solido e ben costruito racconto di formazione. Il cinema di Abolfazl Jalili (già premiato a Venezia e Locarno) esce dai canoni visivi e narrativi, ormai divenuti maniera, del tipico film iraniano presentato nei festival internazionali: nessun tempo lento, nessun compiacimento estetico, nessun simbolismo, nessuna forzatura tesa a scoprire la poesia nelle piccole cose, ma ritmo, movimento della macchina da presa, azione e veracità dei personaggi, di cui si respirano sangue e sudore.
Davvero strabiliante l'interpretazione del giovanissimo Medi Morady, un vero e proprio talento naturale che riesce ad esprimere con grande forza e naturalezza il conflitto interiore che lo devasta e lo allontana dalla famiglia, dagli amici e dalla stessa città di Saveh in cui è cresciuto. Ma negli ampi spazi di Teheran la situazione non sarà molto migliore. Cambia la gente, è forse più facile confondersi, ma le speranze di realizzarsi professionalmente e affettivamente restano tali.
