TRAMA
Numerose donne di ogni età e condizione sociale si raccolgono nel cortile di un istituto scolastico di Teheran per sostenere l’esame di ammissione all’università. Dai loro discorsi affiora un complesso spaccato di una società femminile alle prese con la rarissima opportunità di raggiungere obiettivi significativi sul piano della parità con l’uomo.
RECENSIONI
Donne in Iran
I film iraniani rischiano il ripetersi di uno stile divenuto ormai di "maniera": lunghi piani sequenza, tema sociale alla base del racconto, ritmo rallentato, dialoghi scarni, silenzi evocativi. "L'esame", di Nasser Refaie al suo debutto cinematografico, non si accontenta di rientrare in questa visione del cinema e, pur non discostandosene troppo, aggiunge alcune varianti significative. Intanto è bella e originale l'idea di riprendere, in tempo pressoché reale, ciò che accade davanti all'ambita sede universitaria di Teheran nelle due ore che precedono l'esame di ammissione. La m.d.p. passa da una ragazza all'altra, ognuna con le sue diverse motivazioni per cercare un riscatto sociale attraverso lo studio. C'è chi vuole ribellarsi al marito, chi invece lo asseconda, chi è adolescente e gode spensieratamente gli anni della giovinezza, chi ha un bambino, chi lo aspetta. L'uomo, assente o quasi, è perennemente evocato come padrone spesso insostenibile del potere decisionale. La struttura del film ricorda, nel passare da una micro-storia all'altra, "Il cerchio" di Jafar Panahi (Leone d'Oro a Venezia nel 2000), ma per una volta non assistiamo al disagio di una figura femminile divenuta ormai stereotipo, ma abbiamo modo di entrare nella quotidianità e di apprendere le dinamiche comportamentali di donne appartenenti ad ogni classe sociale. Dalla benestante che arriva in fuoristrada, alla disperata che si presenta con un neonato che non sa a chi affidare. Un universo vario e sfumato che con grande coraggio si impone di lottare contro il maschilismo e la tradizione. Il film non è schematico nel presentare i personaggi e si propone come specchio incisivo della condizione femminile iraniana. La regia riesce a conferire un certo ritmo alle sequenze, arginando gli ovvi limiti di un racconto che si svolge per tutta la sua durata in unico luogo.
