Fantasy

HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETI

Titolo OriginaleHarry Potter and the Chamber of Secrets
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2002
Genere
Durata161'
Sceneggiatura
Tratto dadall'omonimo romanzo di J. K. Rowling
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Il maghetto Harry Potter torna per il secondo anno alla scuola di maghi di Hogwarts. Insieme ai suoi vecchi amici, il goffo Ron e la saputella Hermione, dovrà affrontare una nuova pericolosa avventura: scoprire chi ha osato aprire la “Camera dei Segreti” e quale terribile creatura si aggira, libera di colpire, tra le mura del castello dei maghi.

RECENSIONI

Per molto tempo si è creduto che il modo migliore di conquistare l’attenzione del pubblico (soprattutto giovanile) fosse quello di accoppiare insegnamento e divertimento. Poi è arrivato il 1981, e Joe Dante (all’unisono con John Landis) ha cambiato la formula una volta per tutte. Perché perdere tempo ad insegnare quando si può spaventare? Da allora (“L’ululato”, “Gremlins”) la formula preferita del cinema per ragazzi è stata proprio questa: spaventare divertendo. E Christopher Columbus ha dimostrato di aver imparato molto dal suo maestro. “Harry Potter e la Camera dei Segreti” è un film d’avventura per ragazzi come l’originale, ma lo è in modo ancora più classico, poiché riesce a fondere perfettamente divertimento e paura all’interno della forma avventurosa più affascinante: l’investigazione. Columbus, da una parte costruisce il suo discorso sull’avventura ricorrendo al prestito d alla tradizione per ragazzi in termini di (auto)citazioni (“E.T.”, “Gremlins”, “Goonies”). Dall’altro torna a servirsi nuovamente della tradizione, ma quella della paura, nella scelta di utilizzare le potenzialità del dialogo tra inquadratura e fuori campo per suscitare veri spaventi, grazie alla capacità di costruire le quinte come fonte di minaccia per i protagonisti (“Aliens”), e al ricorso dell’entrata dal basso e dall’alto dell’inquadratura (“Evil Dead I e II”). Infine, da una parte riesce a rendere perfettamente l’atmosfera ambigua e sublime del gotico inglese (presente nel romanzo), trasformando gli imponenti luoghi del castello in spazi alienanti e in vuoti incombenti (“Haunting”), dall’altra sceglie di declinare la formula dell’investigazione giovanile di ambientazione scolastica nel suo aspetto più classico e letterario (“Young Sherlock Holmes”). Il risultato è una perfetta fusione di scenografia, luce, personaggi, in funzione atmosferica e psicologica, che se da una parte può far parlare di espressionismo postmoderno, dall’altra non riesce, né ad essere all’altezza dei più grandi narratori di storie del cinema della modernità (Spielberg, Lucas, Donner), né ad evitare che la stratificazione della complessità visiva disperda l’unità narrativa. La caratterizzazione espressiva della macchina da presa e la consistenza digitale degli effetti speciali sono i materiali privilegiati con cui Columbus innalza la sua ultima enorme cattedrale gotica, entro cui però l’agilità e la precisione dei movimenti del congegno narrativo della Rowling rischiano di passare inosservati, sott'utilizzati, e quel che è peggio, sottovalutati. E lo sono, fondamentalmente per due motivi. Per la scelta della regia di limitare i punti di vista (i rapporti di sapere), nonostante i numerosi personaggi, alla focalizzazione univoca (interna) del protagonista (a differenza del “Signore degli anelli”, “Star Wars: episodio II”), riducendo in questo modo ad uno (sorpresa) i due (suspance) meccanismi maggiormente capaci di giocare con il sapere del pubblico. E per la conseguente necessità di ridurre la struttura narrativa ad una serie di “stage”, dove il protagonista è seguito dallo spettatore come in un videogames (cioè attraverso scenari e ostacoli diversi), dove la gratificazione dell’interazione con il mezzo è sostituita dal piacere della sovrapposizione di due mezzi diversi: libro e film (ovviamente per chi ha letto il libro). Lo scherzetto o dolcetto? si riduce così, ad una successione di fermate tra l’alternativa dello scherzo con la sorpresa paurosa, e quella della compensazione del piacere di gustare in un altro sapore (film) quello che già si è assaggiato (libro). E per chi non ha letto il libro? Rimane la bellissima interpretazione dei giovani attori (Rupert Grint e Emma Watson su tutti) e il divertimento assicurato dai dialoghi e dalla caratterizzazione dei personaggi.