Animazione, Recensione

LUPIN III – IL CASTELLO DI CAGLIOSTRO

Titolo OriginaleRupan sansei: Kariosutoro no shiro
NazioneGiappone
Anno Produzione1979
Durata110'
Musiche

TRAMA

Lupin salva una donna in fuga: è la promessa sposa del conte di Cagliostro, piccolo stato in Italia. L’uomo, falsario arroccato in un castello inaccessibile, la vuole in quanto possiede un anello che porta ad un tesoro…

RECENSIONI

Lupin d'autore

Il primo lungometraggio di Miyazaki (il secondo di Lupin dopo Lupin III - La pietra della Saggezza) è solo in parte su commissione: la magi(c)a poetica del grande maestro era già nata l’anno prima nella serie “Conan, il ragazzo del futuro” e, pur rispettandone crismi e stilemi, porta la serie del ladro giapponese (ai tempi più adulta, meno demenziale) ad uno stato più “infantile”, immergendola in un immaginario tutto personale (è nota la sua passione per l’Italia e per i velivoli), divertendosi a citare le fonti (Maurice LeBlanc, “La comtesse de Cagliostro”, 1924), ad infilare Lupin e Jigen in una Fiat 500, a permeare un mood scavezzacollo e malandrino anni settanta, ad imporre il suo gusto cromatico mirabile, i suoi lunghi sguardi su scenari naturali, la prediletta tematica dello scontro Luce/Tenebre (nella bella allegoria finale della bilancia), le sue commistioni di antico e moderno (in architetture e tecnologie), Occidente e Oriente (i ninja in Italia…). Il racconto in sé contiene anche bei colpi di scena (il flashback che racconta il primo incontro con la sposa; Zenigada e Lupin alleati: parte non raccontata al meglio), gag chapliniane (geniale quella negli ingranaggi della torre dell’orologio) e simpatici troppismi (il non plus ultra sono le nozze con papa, stregoni, sette, Jigen vampiro e Lupin manichino: delirio gratuito?), anche se finisce con il dare rilievo solo ai punti cardine della serie, fra caccia al tesoro, mille trabocchetti insiti nel castello e la verve di Lupin (sempre) innamorato, simpaticamente presuntuoso, dinoccolato come una scimmia (che buffi i suoi salti sui tetti!). Nel finale, l’acqua libera gli antichi templi svelando il Tesoro come patrimonio dell’Umanità: una puntata fuori serie, dove Lupin agisce per Giustizia e non per Soldi.