TRAMA
l boss yakuza Anjo scompare misteriosamente, insieme con cento milioni di yen, dopo una notte passata in compagnia di una prostituta. I suoi uomini migliori, Kakihara, Kaneko e Takayama, cercano di ritrovarlo e scoprono che è stato assassinato da un killer che si fa chiamare Ichi. Questi ha eseguito l’omicidio su commissione del boss rivale Jijii. Kakihara, un esperto di orribili torture, organizza le indagini mettendo a soqquadro bar malfamati e locali a luci rosse. Si scatena ben presto una guerra tra i diversi gruppi yakuza e Kakihara si distingue per la ferocia dei suoi metodi. Quando Kakihara scopre l’autore dell’omicidio, si prepara allo scontro finale.
RECENSIONI
Un nuovo Cult-Movie
Miike Takashi, prolifico regista giapponese praticamente sconosciuto in Italia, ha firmato con "Audition" il suo film più famoso che ha avuto una discreta visibilità (non in Italia) grazie ai riconoscimenti ottenuti in vari festival internazionali. In "Ichi the killer" estremizza quello che in "Audition" era narrativamente giustificato in un finale teso e destabilizzante: il morboso connubio tra dolore e piacere. Da un punto di vista morale il nuovo lungometraggio di Takashi supera qualsiasi limite e si presenta come un'accozzaglia di squartamenti mostrati con sadismo e compiacimento in ogni singolo dettaglio. Superando la superficialità di un giudizio scontato (e lontano dall'assoluta libertà espressiva del mezzo cinematografico), il regista ha l'indubbia capacità di portare fino in fondo la sua visione. Esce da facili schematismi manichei e affronta con coraggio le sue scelte. La storia non è altro che l'ennesimo regolamento di conti tra bande rivali della Yakuza, ma Takashi riesce, dietro al protagonismo dello splatter, ad approfondire psicologie e situazioni creando un inaspettato coinvolgimento. La violenza esasperata viene mostrata con gratuità e liberatorio divertimento. Disturbante, non conciliante, caustico, più volte insostenibile, ha tutte le carte in regola per diventare un cult. A partire dal titolo spermatico (vedere per credere) che chiarisce subito le intenzioni sopra le righe del regista.

Fosse stato più breve e più serrato nella sua “mostra delle atrocità”, Ichi the killer avrebbe anche potuto essere un film interessante, un esempio di cinema estremo, “inguardabile” e a suo modo divertente. Peccato che dopo un prologo squisitamente trash (chiuso dal titolo che emerge dallo sperma) e qualche sequenza difficile da dimenticare (la tortura del malcapitato appeso al soffitto con dei ganci conficcati nella carne e l’autoamputazione della lingua del torturatore Kakihara), il film perda di “disgustosa” intensità e faccia emergere l’insulsaggine di una trama insignificante che non porta da nessuna parte. Puerili i (pochi) effetti digitali presenti, incomprensibilmente oscuro il finale (onirico?).
