TRAMA
Intrappolate nel pollaio le galline, capitanate da una rivoluzionaria, tentano più volte la fuga fallendo miseramente. Per sfuggire al triste destino segnato dalla svolta imprenditoriale della proprietaria, tenteranno una fuga di massa che…
RECENSIONI
I geniali Peter Lord e Nick Park, già autori di cortometraggi di culto, quali ad esempio il bellissimo "The wrong trousers", si cimentano con la loro Aardman Animation coadiuvata dalla Dreamworks di Spielberg, nel lungometraggio. E l'esordio conferma il talento del duo, che con certosina pazienza e riprese a "passo uno", rende vive e pensanti le galline in plastilina di un pollaio inglese. Galline che, capitanate dalla coraggiosa Gaia, decidono di organizzare una fuga per evitare di trasformarsi in succulenti sformati. Il ritmo e le continue trovate, spesso geniali e basate su una cura meticolosa del dettaglio, rendono la visione piacevole e spensierata, ma alcuni elementi limitano l'incanto. Intanto i due protagonisti, la gallina Gaia e il gallo Rocky, non suscitano immediata simpatia, inoltre alcune battute cadono un po' nel vuoto. Ma forse questo inceppamento nel ritmo sostenuto della narrazione è dato più che altro dal doppiaggio, curato ma freddo, incapace di avvicinare le voci ai personaggi. Per il resto, il film è un piccolo gioiello di grazia e spensieratezza, capace di appassionare i più piccini e di interessare i grandi che si divertiranno a scoprire citazioni, inevitabile la similitudine con "La grande fuga" di John Sturges, e metafore di vita. Chi impiegato o comunque lavoratore dipendente non si è sentito un po' preso in causa nella logica del "produci l'uovo o muori"?
Dopo il successo della serie Wallace & Gromit (due premi Oscar), i geniali animatori di plastilina Peter Lord e Nick Park approdano al lungometraggio, rifacendosi a classici del passato come La Grande Fuga e Stalag 17 (è il numero della stia), ambientati in campi di prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale. Protagoniste? Delle galline in un pollaio…Questa bizzarra scelta non è casuale: "La fattoria degli animali" di Orwell a parte, la gallina è un animale disgraziato in partenza, è un uccello che non può volare, non conosce la libertà ed è generalmente considerato assai stolto. Quale migliore occasione, per i due autori, per far lavorare la fantasia e far immedesimare lo spettatore con la vittima delle vittime, rivalutandola (magia del cinema) ed entrando in empatia con il suo sogno da Icaro? Nonostante la limitatezza nelle espressioni, gli occhi a palla e i becchi posticci, questi personaggi esprimono all’ennesima potenza coraggio e simpatia, sofferenza e gioia, speranza e disillusione. Gli autori donano loro un’anima attraverso il racconto, l’azione, il comportamento, il sentire e l’interagire. In un’era in cui ci siamo ormai assuefatti agli effetti speciali digitali o alla bidimensionalità del disegno animato, si prova oltretutto un gusto del tutto particolare a vedere del materiale “reale”, tangibile, prendere forma attraverso la fantasia e l’infinita pazienza di due nostalgici del passato e della “stop & motion”, in controtendenza (come lo era il Nightmare Before Christmas di Tim Burton). Azzeccata e feroce la caricatura dello yankee spaccone nella persona del gallo Rocky (doppiato, in originale, da Mel Gibson: da noi gli presta la voce Christian De Sica). Meglio la seconda parte della prima: in crescendo, l’opera si fa sempre più emozionante, divertente (il ballo, i due topolini spettatori che ricordano i vecchi sul loggione del Muppet Show), sorprendente (l’ingegnosa costruzione del velivolo; la sequenza all’interno della macchina per i pasticci di pollo).