Animazione

LA GANG DEL BOSCO

TRAMA

Un procione ladro, colto sul fatto da un grizzly, è da questi minacciato di morte se non recupera le sue cibarie: raggira alcune creature del bosco per aiutarlo a sottrarle agli umani.

RECENSIONI

Tim Johnson (coadiuvato dall’esordiente Kirkpatrick), regista del più riuscito ed elaborato Z la Formica, s’adegua all’inconsistenza stereotipata di un successo della Dreamworks quale Madagascar: lo spunto sono le strisce satiriche di Michael Fry e T. Lewis, di cui si perde il punto di vista critico nei confronti del modus vivendi umano in favore di una tiepida favola edificante. E’ lo slapstick da cartoon Warner Bros a salvare l’operazione: soprattutto la creatività, tipica di maestri quali Chuck Jones, Friz Freleng e Tex Avery, nel relazionare i personaggi con gli oggetti più banali del quotidiano (il procione alle prese con il distributore automatico, i suoi “gadgets”). Nei siparietti patetici, in cui si rimpiange l’onestà di Winnie the Pooh, la morale spinge troppo, rendendo prevedibili gli sviluppi del racconto: l’ingordigia fatale del procione (e quella dell’essere umano che inghiotte la natura con mura di Berlino), l’iniquità del raggiro dell’ingenuo, il valore da dare alla famiglia a scapito dell’accumulo di beni materiali in solitudine. Il cattivo disneyano di turno è un’arcigna ed opportunista donna in carriera (disabitata come il procione) che ingaggia un disinfestatore troppo simile a quello di Un Topolino sotto Sfratto. L’immancabile ruolo dello “scemo del villaggio” tocca, invece, ad uno scoiattolo che, seppur programmaticamente simpatico, è protagonista della sequenza più originale, quando si droga di caffeina e interagisce con un universo rallentato, fino ad un finale esplosivo dopo la Mission: Impossible. Strappano risate anche l’opossum che fa il morto, il gatto persiano snob che s’innamora della puzzola, i cuccioli di istrice che mettono in pratica i gameboy guidando un furgone e il dobermann demente e forsennato. Ma le sceneggiature, la magnificenza dei fondali, la meraviglia dell’espressività dei personaggi (l’elemento più scarso di quest’opera), la cura del dettaglio della Pixar non le batte ancora nessuno.