Drammatico, Recensione

RACCONTI DA STOCCOLMA

Titolo OriginaleNär mörkret faller
NazioneSvezia/Germania
Anno Produzione2006
Durata133'
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Una giornalista di successo, una giovane immigrata e il proprietario di un locale notturno, tre storie di coraggio a Stoccolma.

RECENSIONI

Il silenzio è una barriera possente che si può abbattere: ci vuole coraggio, determinazione, fiducia. Tre storie ambientate a Stoccolma che, una volta tanto, non si incrociano, mostrano tre personaggi alle prese con drammi diversi, ma tutti posti di fronte a una scelta uguale: quella di parlare, rendere testimonianza, spezzare la cortina omertosa, mettendo fuori gioco affetti e implicazioni personali e mostrandosi pronti a subire le conseguenze delle verità proclamate. Gli assunti sono piuttosto chiari, nella diversità di spunti, le storie, tutte provenienti dalla cronaca, mostrano la loro impronta comune, impegnata, schierata: Stoccolma come capitale di una nazione in cui, una volta che scende la notte (Quando calano le tenebre recita il titolo originale), tolleranza e rassicurazione sociale scompaiono e violenza, fanatismo, sessismo emergono e dilagano. Detto ciò resta il film: debole, schematico, banalmente emblematico. Se si eccettua l’episodio di Leyla, la ragazza mediorientale che si ribella alla mostruosa legge familiare che ha portato al freddo omicidio della sorella, che ha una sua tensione interna e un paio di impennate, il resto dell’opera stenta a prendere quota, tutta persa nei suoi dialoghi basici ed esemplificativi, nella fredda meccanica delle vicende messe in scena, nel prolisso (la durata è abnorme) svolgimento del compito. Tutto suona prevedibile, registro visivo nordicamente fané compreso. Certo si rivede con piacere immenso Bibi Andersson, ma bastasse un interprete prediletto a salvare la baracca…

No comment sul divieto ai minori di 14 anni imposto alla pellicola, tanto più assurdo se si tiene conto dell’evidente didascalismo pedagogico sotteso al film che è lontano mille miglia da certe espressioni violente assolutamente gratuite (non è un giudizio di valore, solo una constatazione) e, probabilmente proprio per questo, accessibili a tutti.