Commedia, Recensione

AMERICAN PIE – IL MATRIMONIO

Titolo OriginaleAmerican Wedding
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2003
Genere
Durata97'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Jim chiede a Michelle di diventare sua moglie, iniziano i preparativi.

RECENSIONI

Il primo AP deteneva il (modesto) merito di spazzare via bigottismo e pregiudizi, parlottando di sessualità giovanile con volgarità ma anche un’overdose di sano divertimento, benevoli sfottò e sperma a litri (vd alla voce: torta di mele, campus della banda). Poi venne l’industria dei sequel, che propose un secondo episodio insipido e con alcuni, sporadici guizzi. IL MATRIMONIO è il tassello più debole della sa(/e)ga: al lumicino gli spunti divertenti, rigorosamente affidati ad un turpiloquio sbracalone da VM14 (l’apertura lewinskiana, l’orgia canina, il sesso senile nel ripostiglio, la rasatura pubica). Mai si ride di gusto, dato che anche il gioco degli equivoci è abusato e prevedibile (Jim nella prima mezz’ora gironzola con le mutande costantemente calate). Il personaggio di Finch, ragazzino complessato ma impenitente fottitore di madri altrui, ha smarrito per strada il suo carisma e non lo ritrova neanche per la solita seduta di sesso stagionato; le altre figure di contorno, compresa la macchietta di Michelle, ninfomane inamidata, si spalmano scostanti, trasparenti e quindi casuali lungo il narrato. La coda tira lo sciacquone: lo sposalizio smorza l’usuale cattiveria della serie, diventando sentimentale e perfino politically correct. Non bastano un paio di battutacce, più manierate che velenose, per insaporire la torta di mele. Semplicemente ignobile.