TRAMA
Micidiale killer a pagamento, Elektra non se la sente di eliminare un padre con figlia e li aiuta contro i sicari dell’organizzazione “La Mano”.
RECENSIONI
Karmikelektra
Una trasposizione dei fumetti Marvel in controtendenza, concentrata più sull’interiorità che sull’esteriorità di spettacolari effetti speciali, in linea con le rivoluzionarie tavole di Frank Miller, insieme sobrie e (però più) visionarie: la natura è, allora, quella del b-movie sostanzialmente psicologico, alla ricerca di set morigerati (l’isola, la foresta, la villa, il labirinto), di personaggi e dettagli comportamentali. Il valore aggiunto è la natura circolare, karmica del viaggio di formazione della protagonista, riflessa in un alter-ego infantile da sanare, segnata da un trauma che dissemina il percorso drammaturgico di flashback frammentati sempre più nitidi, tesi a ricomporre il passato, comprendere il presente e dirigere il futuro. Cacciata dal maestro in quanto ignara della "Via", accecata da violenza e sofferenza, irrequieta, maniacale, intrattabile e asociale, Elektra ritrova il cuore rientrando in se stessa nel simbolico incontro con la bambina (non a caso è il "Tesoro" più prezioso, il sé infantile), altro personaggio ben costruito nella sua buffa impudenza (con pizzichi di Una Fidanzata per Papà). La Garner (già apparsa in questo ruolo nel Daredevil di Mark Steven Johnson, che produce) è una presenza forte e sensuale, poggiata sull’epica ed il tormento, un letale fantasma (resuscitata dal maestro cieco di Terence Stamp) dagli occhi tristi, un’antieroina che uccide volentieri e per soldi. L’unica concessione fatta al vocabolario dei supereroi sta nell’entrata in campo dell’armata sovrumana de "La Mano", fra l’Hulk nero, Miss Gramigna, l’uomo dai tatuaggi viventi (espelle aquile, lupi e serpenti) e il loro capo. Lo scontro finale comincia dove tutto ebbe inizio e finirà, con piroette fra lenzuola sulla scia dei duelli danzanti cinesi e l’unione fra le due fanciulle: l’adulta trova la forza di vincere il Male (fuori e dentro di sé) in nome della bambina avvelenata da eventi nefasti, resuscitandola nella profusione d’Amore. Le due alleate si sono salvate a vicenda e l’habitat dell’infanzia è ripopolato. Allegorie in sordina.
