Commedia

PANTALEON E LE VISITATRICI

Titolo OriginalePantaleon y las visitadoras
NazioneSpagna/Perù
Anno Produzione1999
Genere
Durata142'
Tratto dadal romanzo di Mario Vargas Llosa
Fotografia

TRAMA

Dalle milizie sparse nella giungla amazzonica giunge notizia di stupri continui. Lo Stato maggiore vuole porvi rimedio offrendo ai soldati un servizio “speciale”. L’impeccabile capitano Pantaleón è incaricato della missione.

RECENSIONI

La Teodora Film del grande Vieri Razzini (al quale tutti i cinefili che, nel periodo che va dal 1987 circa fino a metà anni 90, devono i più bei cicli di film e i più lucidi commenti critici che la televisione abbia mai offerto e al quale non ho potuto non dichiarare la mia incondizionata stima ad una proiezione veneziana) distribuisce questo film tratto da un romanzo di Vargas Llosa. Francisco J. Lombardi aveva già diretto il più che convincente LA CITTA' E I CANI, trasposizione del più importante romanzo dello scrittore sudamericano, e ha messo mano a questo nuovo adattamento dopo che lo stesso Vargas Llosa, negli anni 70, ne aveva tratto un film, a suo stesso dire orribile. La storia, che si ispira a un fatto vero, è presa in giro dell'ambiente militare che, con disinvoltura naif, vorrebbe essere anche vigorosa sferzata a certa burocrazia oltranzistica che mette troppa Carne al fuoco: il capitano incaricato di organizzare un bordello per soddisfare le pulsioni delle truppe è fin troppo zelante, è il simbolo di un'amministrazione parossistica pronta a regolamentare qualsiasi cosa, sembra dimenticare che il "dolce su e giù" non si può ridurre a fredde statistiche, che se anche la si chiama "prestazione" una scopata rimane una scopata e che le visitatrici, per quanto con il sorriso sulle labbra, fanno comunque marchette, con tutti i risvolti (finto)moralisti che ci si può aspettare in una piccola comunità. Nel bel mezzo della foresta vergine la parabola umana e professionale del marito fedele che, preso da una missione segretissima e assai delicata, non può non rimanerne coinvolto, perché certi sudorini prendono anche lui (e raccolto il sesso mercenario lo farà diventare amore, e amor vuol dir gelosia...), perverrà, dopo aver fatto del casino l'istituzione più efficiente dell'esercito peruviano, alla rovina totale e al suo riscatto penitenziale con tanto di ritrovata armonia familiare. Se la messinscena ha l'allegra ruspanteria di tanto vitale cinema sudamericano, le immagini puntano fatuamente più in alto con i densissimi gialli delle acque amazzoniche e gli scenari tutti giocati sulle tinte sature di una natura avvolta da un calore umido e voluttuoso. Strutturalmente il film tenta più di qualcosa (alcuni fulminei inserti parodisticamente documentaristici) ma l'ironia è telefonata, apparendo solo a tratti più genuina e brillante e agendo comunque su una base narrativa fin troppo schematica e di semplicismo tutto televisivo. Insomma il film ha uno spasso di grana grossa e, perdendosi in qualche lungaggine di troppo, smarrisce per strada l'ambita brillantezza di tono. In compenso il regista sfrutta bene l'espressione spaesata del suo protagonista e rivela la bellezza a cinque stelle della splendida Angie Cepeda destinata a un funerale con tanto di onori militari.
Da visitare il sito della casa di distribuzione, un catalogo ancora esiguo ma di tutto rispetto, che porta avanti un discorso di ricerca che ha intenti assolutamente meritori, soprattutto in Italia dove certe iniziative sono rare assai e quindi vieppiù degne di segnalazione.