TRAMA
Miguel, pony express vergine e imbranato, consegna una lettera per conto di una bella donna sposata a un uomo che, vent’anni prima, uccise suo fratello facendo un patto con una strega. Si ritrova invischiato in corna e complotti pilotati durante la notte delle streghe.
RECENSIONI
La prima parte lascia allibiti: una commedia giovanile, con protagonista uno sfigato insopportabile (idiota fino all’inverosimile), e gag che nemmeno la peggior teen-horror comedy hollywoodiana anni ottanta propinava (vedere la scena dove il vergine, finalmente, può smettere di esserlo ma è più interessato all’estrazione della lotteria), mischiata ai nostrani Malizia & co. (con le nudità di Manuela Arcuri che rischiano di essere l’unica ragion d’essere del film) e a un prologo stregato che faceva presagire tutt’altro (non è un horror: soprannaturale è solo la sceneggiatura). (S)condisce una regia inetta, che lascia tutto alla luce del sole (in tutti i sensi) e, al massimo, è capace di un grandangolo con sottofondo di cori angelici. Come se il “regionale” Ninì Grassia imitasse le commedie fantasy americane. Sorpresa: a un certo punto parte, senza soluzione di continuità, un flashback, un rewind che rilegge il già mostrato da un altro punto di vista, per scoprire incastri inediti. I due sceneggiatori, in pratica, provano a essere i fratelli Nolan (in Donnie Darko?), senza averne la benché minima capacità ma, se non altro, rendono più interessante il racconto, misera e improbabile storia di corna, doppi giochi e inganni. Peccato che non cambino pure regia, direzione degli attori, modo di scrivere le scene, sempre inclassificabili.