TRAMA
Al fine di ottenere un’ottima pesca, il capitano (George Clooney) del peschereccio Andrea Gail decide di spingersi molto al largo con tutto il proprio equipaggio. Ma non ha fatto i conti con una eccezionale tempesta che sta per abbattersi sulla costa atlantica.
RECENSIONI
Se non fosse per i mezzi tecnici a disposizione, "La tempesta perfetta" potrebbe essere uno dei tanti film catastrofici che hanno affollato l'immaginario collettivo a partire dagli anni settanta: prima parte di preparazione, con una caratterizzazione blanda dei personaggi, e seconda parte incentrata sullo scatenarsi dell'evento naturale distruttivo. Niente di nuovo, quindi, a parte la capacita' di rendere visivamente, traendo spunto da una storia vera, addirittura la congiunzione di tre cataclismi naturali che una barca di pescatori di pesce spada deve subire al suo rientro verso le coste del New England.
Una considerazione a parte merita la descrizione della vita e dei sentimenti che animano il paese costiero da cui partono i protagonisti. L'impressione iniziale e' che tutto trasudi luoghi comuni e mancanza di originalita', ma bisogna comunque pensare che l'azione si sviluppa in un piccolo paese dove l'attivita' principale e' la pesca e in cui cio' che la giornata di lavoro non assorbe si sfoga in un pub. Forse sono stereotipi, ma partono da un tessuto sociale in cui puo' capitare di riscontrarli veri.
Quanto ai tipici valori americani, spesso evocati nel corso del film (eroismo, senso del sacrificio, amicizia virile), e' vero che quasi sempre risultano stonati, soprattutto per lo spettatore piu' smaliziato che non ne puo' piu' di eroi a buon mercato, ma e' anche vero che nel contesto del film possono risultare plausibili. In ogni caso, alla fine non sortiscono alcun effetto vincente e l'equazione "ambizione = successo" appare scongiurata.
Aspetti sociali a parte, il film mantiene comunque cio' che promette: avventura a grande budget. E il giocattolone, pur nella sua elementare semplicita', funziona.
Non circolano molte pellicole incentrate sulla dura vita dei pescatori, e gli autori restituiscono con realismo questo quotidiano fatto di barbe incolte, abiti sdruciti, lunghi addii alle consorti, strenua lotta per la sopravvivenza, passione incontaminata per le distese d'acqua. Tratto da una storia vera, girato "on location", il film s'avvale della splendida fotografia di John Seale che, con quei cieli plumbei ed uggiosi al porto, pare restituire l'odore del pesce e della salsedine. Wolfgang Petersen indugia in una lunga introduzione per la presentazione dei personaggi: per un attimo si è persuasi dalla buona descrizione della veracità e delle pulsioni dei caratteri, e s'accetta di buon grado l'elegia dei marinai che sfidano quotidianamente la morte. Quando, però, melassa e proclami d'amore eterno straboccano, l'opera getta la maschera e si rivela per essere solo più elaborata della media dei film catastrofici, quelli che carrellano pedestremente sui protagonisti prima della sciagura. La schiettezza e la dedica all'eroismo dei navigatori (e delle unità di soccorso della guardia costiera) sono simulazione. Oltretutto, voluto (coraggioso) o non voluto che sia, questi pescatori si rivelano temerari (o stupidi) non per una giusta causa, ma solo per denaro (in televisione guardano Per Qualche Dollaro in Più…): è quasi biblica la loro vana sfida al Dio della natura. Il sogno americano (capitalistico) vacilla in modo silenzioso, in quanto l'unico interesse dell'opera resta comunque lo spettacolo. Non ci sono contenuti, modi o interpreti che tengano. Un ottimo spettacolo: gli effetti visivi della ILM "disegnano" la tempesta perfetta, primadonna incontrastata. La tensione (Petersen lavora bene di montaggio), fra imponenti muri d'acqua e continui incidenti, cresce come in un horror, lo spettatore è gettato in un mare aperto terribile e, paradossalmente, claustrofobico. Poi, purtroppo, torna il Sole, la patina di mogli e madri in attesa, raffinatamente programmate e più artificiose del software precedente.