Noir

SULLE MIE LABBRA

TRAMA

Carla, segretaria anonima, costretta a servirsi di un apparecchio acustico, vede cambiare la propria vita tristemente ordinaria dopo aver incontrato Paul, un ex detenuto in libertà vigilata.

RECENSIONI

SULLE MIE LABBRA viaggia soprattutto attorno ai due protagonisti, due perdenti che riscattano la loro sfiga esistenziale cacciando artigli e acume, raggiungendo l'obiettivo di una felicità materiale e spirituale attraverso un percorso tortuoso e pieno di insidie, un percorso che il regista (e cosceneggiatore) rende con esemplare secchezza, privilegiando angolazioni particolari e lavorando di fino sulle sfumature. Immagini efficaci, un sonoro "in soggettiva" che imprime alla stessa visione l'ansia e la prospettiva handicappata di Carla (un handicap che si scoprirà la carta vincente della partita esistenziale dei due) e un'attenzione al particolare psicologico fanno di questo film una prova di un certo interesse che, dopo aver mietuto onori in patria, non mancherà di trovare anche dalle nostre parti i suoi estimatori. Forse Audiard insiste un po' troppo su alcuni toni, inciampa in un paio di scene facilotte (le esibizioni masturbatorie allo specchio cozzano con la generale asciuttezza della pellicola), utilizza una musica fin troppo enfatica che sottolinea più del dovuto un dettato che andava lasciato il più nudo possibile, e certo il parallelo con Lynch (quello di VELLUTO BLU, suppongo) fatto da LE MONDE pare a dir poco azzardato (a meno che, posta l'antipodicità degli stili, non ci si volesse riferire esclusivamente ad alcuni risvolti tramici della pellicola) ma nonostante ciò dimostra piglio e personalità incisivi, dirigendo un duo d'attori splendidamente in parte, mutando ambienti e situazioni, giocando sapientemente con le varianti narrative, concedendosi delle apparenti divagazioni che, non deragliando, rientrano nell'ordito al momento giusto. In una lividità di fondo si stagliano le figure nitide e i dettagli di macroscopica limpidezza di un'opera poco convenzionale e molto ben scritta, che tiene comodamente il piede in due scarpe: la destra del noir e la sinistra del romanzo di un amore inespresso che non riesce neanche a farsi sesso; il rapporto tra Paul e Carla si esplica innanzitutto su un piano di reciproco utilitarismo e solo quando ciascuno di essi avrà ottenuto quello che voleva la libidine avrà libero corso. La rivalsa dei due sarà dunque piena di amore (e di soldi).

Comincia come una commedia sociale e sfocia nel thriller il film del poco prolifico regista francese Jacques Audiard. Ed occasioni per spiazzare lo spettatore, o comunque impedirgli di adagiarsi nella prevedibilita', non mancano anche nel rapporto tra i due originali protagonisti. Carla, una prfetta Emmanuelle Devos, e' la segretaria di uno studio che vede scivolarsi le giornate addosso tra fotocopie e stress; e' sorda e solo attraverso un apparecchio acustico riesce a connettersi con voci e suoni da cui, a volte, preferisce volontariamente straniarsi (molto efficaci, al riguardo, le soggettive sonore). Paul, a cui da' vita un Vincent Cassel attento alle sfumature del suo personaggio, ha appena scontato due anni di carcere e cerca un lavoro e una riabilitazione sociale. Come di frequente accade al cinema, l'incontro di due solitudini provoca scintille, ma la strada sara' lunga e irta di difficolta'. Il rapporto tra i due comincia infatti all'insegna del reciproco sfruttamento: Carla puo' sfoggiare un uomo da mostrare alle amiche e si serve dell'abilita' al furto di Paul. Paul trova un letto e qualcuno che si occupi di lui e, soprattutto, una complice preziosa per i suoi piani. A legarli e' quindi cio' che entrambi cercano di dimenticare, la parte che vorrebbero nascondere: la prigione e la sordita'. La cosa che piu' colpisce del film e' proprio la caratterizzazione dei personaggi. Siamo spesso abituati a vedere l'handicap trattato con pieta' o durezza, per sdrammatizzare o scuotere, mentre la sceneggiatura, a cui ha collaborato lo stesso Audiard, rende il personaggio di Carla assolutamente "normale": non bello, non particolarmente simpatico, con insicurezze e ambizioni che in un lavoro impiegatizio non e' insolito riscontrare. D'altro canto Paul non e' il tipico ladro dal cuore d'oro: le difficolta della vita lo hanno reso ruvido e conserva una certa sfrontatezza rispettando una sua etica di comportamento. E' quindi interessante come il loro incontro non sia un colpo di fulmine e non produca una immediata empatia, ma diventi occasione per ottenere qualcosa dall'altro, una sorta di rivalsa, vero e proprio bisogno primario di entrambi. Saranno il tempo e la forzata complicita' a sciogliere le loro corazze. Non solo i protagonisti si trovano nel corso della narrazione a ribaltare i loro ruoli, ma tutti i personaggi, anche quelli minori, arrivano ad una svolta in cui chi aveva il potere lo perde, chi sembrava innocuo si rivela un omicida, chi era ricco perde tutto. Peccato che la virata thriller, pur se ben orchestrata, trasformi i protagonisti in invincibili eroi, privandoli di quella normalita' che permetteva coinvolgimento e immedesimazione. Tutta la parte finale, infatti, procede meccanicamente verso una soluzione alquanto improbabile in cui il "genere" prende il sopravvento. Una scelta dettata forse dalla volonta' del regista di andare incontro alle presunte esigenze del pubblico che, pero', appesantisce la narrazione ridimensionando l'originalita' dell'interessante spunto iniziale.