TRAMA
Il giovane Tristan, innamorato della ragazza più bella del villaggio, per conquistarla le promette di portarle in dono una stella cadente. A questo scopo inizia un viaggio in una terra sconosciuta ed incantata. Alla ricerca della stessa stella sono però anche una strega malvagia e gli spietati eredi di un trono vacante.
RECENSIONI
Tratto dal romanzo omonimo di Neil Gaiman, Stardust è una favola fantasy adatta per bambini ed adulti romantici. Storia di formazione in cui un antieroe diviene un eroe ed un ragazzo si trasforma in un uomo, Stardust vive dell’eterna sfida tra buoni e cattivi, di maturazioni e prese di coscienza, dell’affermazione del primato dei sentimenti sull’apparenza e sull’egoismo, ma soprattutto di magiche avventure.
Ingredienti fin troppo classici, valorizzati però dalle tante invenzioni con cui Gaiman ha condito la propria storia. I mondi fatati in cui è ancora possibile incontrare unicorni gentili ed essere trasformati in stupite bestiole sono animati da streghe alla ricerca della gioventù eterna che invecchiano un po’ ad ogni incantesimo – una bellissima e brava Michelle Pfeiffer nella sua fase villain – navi volanti acchiappafulmini, stelle con le sembianze di fanciulle e fiori finti che proteggono dagli incantesimi. Volutamente mai cruento in modo esplicito (sgozzamenti e sangue sempre fuori inquadratura per il pubblico più giovane), ma crudelissimo senza pentimenti nei suoi personaggi negativi: oltre alle streghe gli eredi al trono, prima e dopo la morte del loro degno genitore disinvoltamente impegnati ad ammazzarsi a vicenda. Fra loro spicca Rupert Everett, poco più di un cameo sul registro dell’humor nero, leggermente sopra le righe.
È soprattutto attraverso la lotta per la corona dei terribili fratelli che trova spazio una buona dose di ironia, a stemperare le atrocità più nere. Altri momenti divertenti sono quelli animati dal capitano dei pirati dei cieli: Robert De Niro in un ruolo simpatico ed istrionico, anche se ormai da qualche anno si rimane perplessi e un po’ insoddisfatti vedendolo gigioneggiare troppo. In ogni caso sono proprio i non protagonisti a fare la parte del leone in Stardust (non si riusciva a trovare niente di meglio di Claire Danes per la parte della stella?).
Deludente la parte conclusiva, quando il film si distacca maggiormente dal romanzo che fino a quel punto aveva sostanzialmente rispettato. Non disturba tanto il diverso scioglimento della "questione amorosa", quanto lo scontro finale con le streghe, una concessione alla spettacolarità hollywoodiana che rende fracassona, lunga ed eccessiva la battaglia, quando Gaiman con elegante semplicità faceva notare che non si poteva strappare il cuore alla stella perché ormai non era più suo, ma del ragazzo amato. Troppo “vecchio stile” l’ultima scena, che sembra sottolineare l’importanza di un trono per una coppia felice di giovani sposi, quasi fosse il premio meritato per tanti sforzi. Errori che contribuiscono a far pesare l’eccessiva lunghezza del film. Non cancellano però il ricordo dei meravigliosi villaggi inglesi e del reame incantato, pieno di insidie e sorprese, né dei momenti in cui meglio si alternano il romanticismo, il divertimento e l’avventura e la pellicola riesce nel compito proprio del fantasy e delle favole: far sognare e stimolare il prezioso sense of wonder.