Commedia, Recensione

BON VOYAGE

TRAMA

Giugno 1940. Il giovane scrittore Frederic aiuta la splendida Viviane, star del cinema, a nascondere un omicidio; per amore si lascia arrestare al suo posto. Camille, studentessa idealista, assiste un illustre scienziato depositario del segreto dell’atomica. Questi ed altri personaggi si ritroveranno all’hotel Splendor di Bordeaux, mentre la Francia si arrende all’avanzata di Hitler.

RECENSIONI

Cinema francese, niente da fare: si riconosce dal tocco leggero, dal taglio fermo e sinuoso dell’inquadratura, che rinchiude un film di due ore in un flusso narrativo ininterrotto, lontano da ogni caduta di tono. L’ingranaggio dell’intrigo, sullo sfondo della guerra mondiale, è forse (sicuramente) già visto stravisto abusato; la feroce intersezione tra personaggi nasce insieme al cinema stesso, anzi ancora prima con il teatro; le suggestioni belliche (l’amore, l’atomica, la politica) sfociano sul grande schermo ormai da 50 anni precisi. Però c’è qualcosa, in questo film, che riesce a far piacere un canovaccio, insinuandolo nelle vene della platea fino ad innamorarsene; la pellicola si srotola in un baleno, l’intreccio (svelarlo sarebbe… un delitto) si slancia repentino verso la propria conclusione. Sullo sfondo, prima indistinta poi sempre più illuminante, si affaccia una lunga ombra: il tocco della satira storica (questa sì che è originale), imbrigliata con una certa maestria e volutamente latente, ma dannatamente originale ad uscire fuori quando meno te lo aspetti (l’incontro in taxi tra due fuggiaschi: Viviane e il generale De Gaulle!). Presto il racconto si maschera da grottesco happening, dove una sequenza non è più preludio della successiva, in quanto tutto ormai può accadere; si consideri l’apparizione di Camille, adagiata sulla scalinata dello Splendor, quando il suo personaggio sembra svanito dietro il sipario. La settimana enigmistica: trova la figura nascosta nel paesaggio. Rappeneau i suoi bambocci li cela con cura, li mostra, li cela di nuovo; anime che si incrociano, si sfiorano e si perdono di vista, per poi ricongiungersi in accoppiamenti insospettabili (attenzione a dove finisce Viviane…). Il gusto della scacchiera in cui le pedine si muovono freneticamente (un balletto, forse), indirizzate quasi a casaccio, cambiano ambiente città paese ma si mantengono perfettamente riconoscibili. Lontano mille anni luce dal film di guerra, BV si diverte a scimmiottare il genere storico per sottrargli il caratteristico tocco serioso, ponendosi però al di sopra del semplice action movie. Difficile da catalogare, ma questo è sicuramente un pregio: così come la miracolosa coordinazione del cast, dove Depardieu fa il primo ministro francese (magnetico in lingua originale). Per frugare ogni dubbio interviene la sequenza finale: Frederic incredibilmente riesce a riconciliarsi con entrambe le sue donne, vedere come è una sorpresa piacevolissima. Ancora una volta un personaggio appare per caso, nascosto (ma non troppo) tra la folla; resta solo l’ultima slinguazzata, né retorica né sentimentale, semplicemente funzionale verso la deliziosa chiusura del cerchio. Segnalato all’Oscar per la Francia come miglior Film Straniero: Bon Voyage verso l’Academy.