TRAMA
Una compagnia teatrale italiana mette in scena a Parigi COME TU MI VUOI di Pirandello. L’unica attrice francese è Camille, la protagonista, legata ad Ugo, il regista.
RECENSIONI
Camille a Parigi si scopre, quasi suo malgrado, sulle tracce del suo ex, un professore di filosofia che non riesce a dimenticare. il suo compagno Ugo è in caccia di un Goldoni inedito e spulcia tra i libri di polverose biblioteche. Le loro ricerche determinano il ramificarsi dell'intreccio: entrano in gioco Pierre e sua moglie Sonia da un lato, la giovane Do e il fratellastro di questa dall'altro. Le repliche dello spettacolo teatrale che Ugo ha messo in scena, con Camille protagonista, scandiscono una ronde leggera in cui i vari personaggi incrociano le loro strade: si mettono in gioco sentimenti, passioni e passioncelle mentre i ruoli si rovesciano, gli eventi si complicano, i legami si chiarificano, i rapporti si mettono a fuoco. Al centro la stralunata ansietà di Camille apparentemente in tensione per l'allestimento pirandelliano ma in realtà preda di una confusione dovuta ad attrazioni che tardano a definirsi. Come il personaggio che interpreta a teatro, l'Ignota, anche Camille sembra in cerca di un'identità (amorosa) alla quale affidarsi e oscilla tra la lusinga del passato (Pierre) e quella del presente (Ugo) cadendo, per puro gioco di eventi, tra le braccia del fratellastro di Do. Con la consueta sobrietà, supportato da una sceneggiatura densa di sfumature - in cui non mancano sviamenti e imprevisti, eccentrismi (la fuga sui tetti di Camille) e risvolti divertiti (il duello con la vodka) - dilatando i tempi secondo le proprie convenienze (ma le due ore abbondanti sono nulla di fronte alle maratone di GIOVANNA D'ARCO e LA BELLA SCONTROSA), Rivette fa del teatro lo specchio della realtà filmica, una chiave di lettura del narrato sofisticata e profonda [il meraviglioso finale con la ribalta come ambiguo e sublime altare finzionale sul quale teatro e cinema celebrano assieme la messa (in scena) della Rappresentazione], punto di nevralgica fascinazione per tutti i personaggi. Girato sotto il segno della libertà espressiva e della garbata improvvisazione, CHI LO SA?, interpretato da una magnifica Jeanne Balibar e da un misurato Castellitto, è un film che nel suo fluire non dimostra altro che se stesso, attori che sono pedine di un gioco, un gioco che assomiglia alla vita senza pretenderlo ad ogni costo. L'edizione italiana, di fronte alla difficoltà della duplice lingua utilizzata, anziché optare per una sottotitolatura tout court, sceglie la vigliacca via di un mezzo doppiaggio: sono dunque doppiate tutte le scene in cui Castellitto interagisce con attori francesi - creando l'illusione che questi parlino con lui nella nostra lingua anche se con forte accento transalpino (!). Inevitabili gli effetti comici (come quando Ugo domanda a Sonia se ha avuto difficoltà a seguire l'italiano della piece di Pirandello e lei risponde di aver dovuto far ricorso a ricordi scolastici: tutto il discorso, come i precedenti e i successivi, in perfetto italiano, ovviamente...).