TRAMA
In due preziosi anelli sono racchiuse informazioni cifrate che svelano la nuova identità di tutte le persone incluse nel programma federale di protezione dei testimoni. Quando alcuni testimoni vengono trovati morti, toccherà agli Angeli di Charlie individuare e fermare il colpevole.
RECENSIONI
Con il primo episodio hanno distrutto il ricordo della serie televisiva trasformando un'icona degli anni settanta/ottanta in uno sconclusionato videoclip senza capo nè coda. Nell'immancabile sequel, nato sull'onda dei 264 milioni di dollari raccolti in giro per il mondo dal capostipite, lo stesso cast spinge ulteriormente il pedale sull'accelleratore della demenza. La furbizia dell'operazione consiste ancora nell'appropriasi di un nome conosciuto a livello globale per costruire, con un cast accattivante e tanto marketing, un prodotto fatto su misura per il teen-ager medio, basandosi sulle statistiche di mercato che vogliono le ragazze attente al look e al girl-power e i pischelli a caccia di cosce all'aria e testosterone. Ovviamente della serie televisiva non rimane nulla, se non la superficie: tre ragazze al servizio di uno sconosciuto datore di lavoro con cui entrano in contatto solo tramite un citofono attivato dal fido Bosley. Prima nefasta novità è proprio la sostituzione del bolso Bill Murray con l'insipido "fratello" nero Bernie Mac, a cui sono riservate le gag peggio riuscite del film. Altra new entry la rediviva Demi Moore, in versione cattivissima e fisicamente tanto in forma da sembrare il frutto di una elaborazione di sintesi. Quanto alle tre esagitate protagoniste, saltano come ossesse dall'inizio alla fine cambiando costume ad ogni inquadratura e divertendosi come pazze. Tanto entusiasmo non è però sempre contagioso, nonostante il nonsense della sceneggiatura arrivi qualche volta a spingersi talmente oltre da risultare trash e quindi spassoso. Il giovane McG, chiamato ancora una volta a tenere le fila del pasticcio, continua ad essere molto attento al ritmo, ai colori e ai numeri musicali che, pur essendo (come tutto del resto) completamente gratuiti, risultano tra i momenti migliori del film. Non a caso si è affermato dirigendo videoclip. A coprire i buchi dello script, una trita e insipida combinazione di citazioni cinematografiche ("The Blues Brothers", "Cape Fear", "Flashdance", "Terminator II", "Point Break") e "camei" di lusso: alcuni ironici (Bruce Willis), altri celebrativi (l'ex-angelo televisivo Jaclyn Smith), altri semplicemente riempitivi (la cantante Pink). La storia, colpo di scena, è invece un pelo più elaborata rispetto al primo episodio, ma rimane un pretesto per costruire sequenze di gratuita fantasia dove il talento visivo è messo al servizio del nulla. Il turpiloquio e i doppi sensi alla base dei dialoghi, avvicinano il lungometraggio più al filone demenziale (tipo "Una pallottola spuntata" o "L'aereo più pazzo del mondo" per intenderci) che ad una serie poliziesca. La tensione infatti è assente e di coinvolgimento non si può nemmeno parlare. Solo tanti colori in cui immergersi, legati da una certa ironia che impedisce al progetto di affondare completamente. Potrebbe funzionare benissimo come fondale animato in una discoteca, o come intrattenimento mentre si consuma un panino al pub, oppure come sottofondo visivo mentre si pulisce la casa, ma il cinema è altrove.
