TRAMA
Una spedizione alla ricerca del petrolio, di cui fa parte una ragazza naufraga, finisce su di un’isola dove gli indigeni rapiscono la bella e la offrono in sacrificio a un gigantesco gorilla.
RECENSIONI
Il produttore Dino De Laurentiis mette a disposizione un budget consistente (25 milioni di dollari) per questo remake del capo d’opera del 1933. Affidando la sceneggiatura al Lorenzo Semple jr. di I Tre Giorni del Condor, dà indicazioni affinché venga realizzato qualcosa di diverso dall’originale, meno cupo, con senso dell’umorismo ma realistico, mettendo così le basi per molto cinema blockbuster a venire. Chiama alla regia il John Guillermin di L’Inferno di Cristallo e il prodotto finito somiglia, infatti, più a un film catastrofico che a un’avventura dell’orrore, con caratteri ai limiti della macchietta: scompare l’epica dell’originale e viene accentuato l’erotismo di una bellissima e debuttante modella di New York, Jessica Lange (quando Kong gioca con il suo reggiseno…), che ha che fare con un gorillone antropomorfizzato, finanche tenero, sostituendo il romanticismo con una ridicola ma simpatica storia d’amore alla La Bella e la Bestia, dove è arduo dire chi sia la bestia (per aggressività). L’Empire State Building è sostituito con il recentemente edificato World Trade Center (notevole per spettacolarità e violenza lo scontro finale con gli elicotteri) e permane il protagonismo degli effetti speciali (premio Oscar), gigantisti ma privi del fascino della stop-motion. Sono opera di Carlo Rambaldi e Rick Baker: il secondo s’è occupato del design e ha anche indossato il costume da scimmione, il primo ha dato forma meccanica al testone di Kong, con una gamma di espressioni umane che ha fatto il successo del film. Se funziona comunque, pacchianate a parte (le danze della fertilità degli indigeni), lo si deve anche al cast: attori come Jeff Bridges e Charles Grodin non sono di contorno ma garantiscono credibilità a tutto ciò che accade. Esiste una versione televisiva più lunga di 45’.