TRAMA
Ha due vite: in Francia è una vedova con due figlie, a New York è una donna in carriera. Qual delle due è l’esistenza sognata?
RECENSIONI
Il regista belga di La Mia Vita In Rosa è chiamato a Hollywood (ma gira, per lo più, nelle campagne francesi) per rendere credibile, come faceva con l’opera/favola citata, un racconto dai contorni surreali, fra Anna Oz, La Doppia Vita Di Veronica e Giulia e Giulia, ma la trasferta si rivela disastrosa: il passo, come tradizione europea vuole, è inutilmente indolente e la produzione “riempie” i presunti vuoti con un commento sonoro invasivo/emotivo; il vero demiurgo dell’operazione è Demi Moore, che propone il suo consueto personaggio di ex-madre di famiglia che diventa mangia-uomini per essere moderna; il tema presunto dovrebbe essere lo sdoppiamento ma il film preferisce indulgere su noiosi romanticismi ammiccanti al pubblico femminile (soprattutto nel disegno di figure maschili desiderate, più che verosimili), anziché avere il coraggio di scandagliare tutte le implicazioni sulla libertà (mentale) di amare due persone contemporaneamente. Melensaggini mortali.
