
TRAMA
1945: il sassofonista Jimmy Doyle e la cantante Francine Evans ottengono un ingaggio insieme e si innamorano. Ma Jimmy ha un carattere violento e non è pronto ad avere il bambino che lei porta in grembo.
RECENSIONI
Dopo il capolavoro Taxi Driver, Martin Scorsese non ottiene lo stesso consenso di critica e pubblico ma dichiara, con quest’opera, la propria cinefilia e il proprio eclettismo non incasellabile nel solo crudo realismo. Un omaggio al musical classico (voluti, quindi, i teatri di posa per accentuare l’artificio), oltre che alla città natale alla quale, fra standard jazz e nuove composizioni di John Kander e Fred Ebb (la finta commedia musicale ‘Happy Endings’), dona l’immortale canzone “Theme from New York, New York”. Oltre a recuperare gli stilemi dell’epoca (il modo di recitare, le inquadrature, l’ingaggio dello scenografo Boris Leven), ha citato come modelli Musica per i tuoi Sogni (1949) con Doris Day, Chimere (1950) di Michael Curtiz, L’Ora di New York di Vincente Minnelli (il padre di Liza: la berlina verde esce da Un Americano a Parigi), È Nata una Stella di George Cukor (con la mamma di Liza, Judy Garland) e Raoul Walsh. La messinscena si fa prendere la mano dall’improvvisazione nei dialoghi ed è tanto azzardato quanto coraggioso aver rincorso una messinscena artificiale da musical pretendendo (anche) l’aderenza emotiva a un’amara storia d’amore e rivalità (anche musicale) da superare (con il tipo distruttivamente solipsistico di Robert De Niro che rientra appieno nella galleria scorsesiana), al contempo malinconica nostalgia per un’era (Hollywood) che non tornerà più. Pensato per una lunghezza di 240’ (versione in cui c’era Steven Prince, da cui il documentario American Boy: A Profile Of Steven Prince), uscito a 155’ (con tagli dello stesso Scorsese), è stato ridotto a 136’ dalla produzione dopo il flop in sala e nel 1981 è comparsa una “versione integrale” di 163’.
