TRAMA
Gaza, oggi. Il pescatore Issa, sessant’anni, è segretamente innamorato di Siham, una donna che lavora come sarta al mercato. Determinato a farle la sua proposta di matrimonio, rinviene nella rete da pesca un’antica statua di Apollo e decide di nasconderla a casa sua. Quando Hamas scopre l’esistenza di questo misterioso tesoro, per Issa iniziano i problemi… Riuscirà nel suo intento di dichiarare il proprio amore a Siham?
RECENSIONI
Il sessantenne Issa è innamorato della vedova Siham, ma non sa come dichiarargli i suoi sentimenti. Inoltre, nasconde in casa una statua di Apollo, rimasta imbrigliata nelle sue reti durante una pesca in mare. Mentre le autorità si mettono alla ricerca del prezioso tesoro, Issa spera che l’antica divinità gli infonda il coraggio che gli occorre per aprire il suo cuore e chiedere la mano della donna che ama. Gaza mon amour è il tentativo – un tantino ruffiano nei modi, ma non privo di interesse nei contenuti – di mettere in scena una vera storia romantica ambientata a Gaza, rimuovendo la politica da un contesto che, per sua collocazione storica, non può non essere politico (o che non ci è mai stato mostrato al di fuori della sua connotazione eminentemente politica). Certo, si potrebbe sostenere che la problematicità della condizione di Gaza si riflette obliquamente nelle vicende dei personaggi, ma l’obiettivo dei registi Tarzan e Arab Nasser è del tutto rivolto a modellare il tenero personaggio di Issa, al contempo buffo e malinconico, un anticonformista inaspettato che nonostante l’età e la cultura conservatrice che lo circonda si batte (innanzitutto con se stesso) per coronare il suo sogno d’amore. Se la dolcezza di questa piccola epopea amorosa, condotta a passo lento e spesso ombroso, è un’evidenza felice del film, dispiace che rimangano invece non sfruttate appieno le suggestioni – sensuali, priapiche – offerte dall’elemento magico: la statua di Apollo che Issa rinviene in mare. La traccia narrativa collegata al ritrovamento fortuito della statua, il coinvolgimento delle autorità e il segreto che Issa vuole mantenere sembrano scorrere sempre (troppo) in parallelo rispetto alla missione amorosa del protagonista, mentre è chiara l’intenzione ideale per cui è proprio questo Apollo, corpo scultoreo e membro in pieno fulgore, l’elemento miracoloso che instilla nell’uomo il coraggio e lo slancio verso la conquista dell’amata. Ma c’è almeno una scena che vale tutto il film, il meraviglioso (pre-)finale che ci ricorda che la spontaneità di una grande risata è il segnale manifesto dell’inizio di ogni grande amore.