Drammatico

THE WASTELAND

Titolo OriginaleDashte Khamoush
NazioneIran
Anno Produzione2020
Durata103'
Sceneggiatura
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Un mattonificio in una località remota produce mattoni ancora in modo tradizionale. Famiglie di etnie diverse lavorano nella fabbrica e il capo sembra essere in grado di risolvere i loro problemi. Lotfollah, un quarantenne nato proprio nella fabbrica, è il sorvegliante, ma funge anche da tramite tra operai e padrone. Questi ha chiesto a Lotfollah di riunire gli operai davanti al suo ufficio perché vuole annunciare loro che la fabbrica chiuderà. A Lotfollah adesso importa solo di proteggere Sarvar, la donna di cui è da tempo innamorato.

RECENSIONI

Un luogo desertico e inospitale, un gruppo di famiglie che vive in un villaggio edificato attorno a un mattonificio che sta per chiudere, il proprietario dell’impianto dalle cui decisioni - non solo lavorative - dipendono i destini di tutti: la fine dell’attività della fabbrica sancirà anche la disgregazione della comunità, l’estinzione di alcuni legami e una ridefinizione di assetti esistenziali che, al netto dei sentimenti in ballo, si giocherà su un piano di pura convenienza sociale.
Pianisequenza solenni, lenti movimenti di macchina, un bianco e nero corposo e contrastatissimo: The Wasteland è un film che si fonda in primis sul suo superbo impianto visivo. Bahrami gestisce con sapienza spazio e fuori campo e sfodera una superba messa in scena, fondata su sipari quasi teatrali, con enfatiche entrate e uscite dal quadro - sottolineate dall’atmosferico soundtrack -, e moltiplicazione dei punti di vista sugli stessi eventi. Ma la precisione della struttura circolare e la perfezione formale non bastano a galvanizzare la trama elementare delle relazioni, degli intrighi sotterranei e dei conflitti etnici in gioco cui fanno eco lo sfruttamento e i ricatti padronali. Né basta l’apoteosi del finale che, con sintesi felice, chiude la questione nella sostanza e nella forma (il sorvegliante Lotfollah - vero tramite tra padrone e operai - preferisce rinchiudersi in uno dei forni, occludendosi la vista del mondo esterno e virando gradualmente al nero, mattone dopo mattone, lo schermo).
Un film ammirevole per la coscienza e la puntualità del suo linguaggio, ma che in questa consapevolezza sembra esaurire il suo discorso.
Miglior film della sezione Orizzonti, Venezia 2020.