TRAMA
Per recuperare una lettera compromettente, un’organizzazione spionistica addestra e spedisce a Mosca cinque agenti sotto copertura.
RECENSIONI
Poco apprezzato e capito in patria, scambiato per un film di spionaggio alla moda e con ricca galleria di attori famosi, è in realtà una sconsolata, potente, amaramente sarcastica descrizione del mondo disumano, spietato, assurdo del controspionaggio, che si concede al massimo un paio di emozioni: lo sfogo della violenza e l’ansia di vendetta. Non c’è posto per gli affetti, tutto è calcolato e vengono sfruttate tutte le carte disponibili per raggiungere lo scopo. Peccato che, a volte e paradossalmente, nessuno sappia nemmeno quale sia l’obiettivo finale. La trama, presa a prestito dal romanzo di Gladys Hill (co-sceneggiatrice insieme a John Huston), è complicata fino alla confusione, in modi che fanno parte del cinema del regista sin da Il Mistero del Falco, alla pari del tema dell’eroe schiacciato dagli eventi. Le sardoniche, insistite annotazioni (senza andare per il sottile) sulle perversioni sessuali di tutti i personaggi coinvolti (omosessuali, travestiti, mercenari del sesso, ninfomani e così via) diventano angosciose, lo specchio di un pianeta lordo (non circoscritto all’Est Europa, in cui l’Occidente si specchia) che si ciba del proprio lordume (ricatti compresi). Bibi Andersson abita un carattere estremo da mandare a memoria: bella, ex-prostituta famosa per le fellatio, drogata, sadomasochista e nevrotica ma teneramente innamorata. I sovietici, a volte, parlano in lingua originale doppiata da una voce fuori campo.