TRAMA
Nella domanda di ammissione all’Università, la messicana Cristina racconta di sua madre Florencia e di quando andò a servizio di una coppia con figli: lui rinomato cuoco dall’animo gentile, lei nevrotica manipolatrice.
RECENSIONI
Talenti alla corte di re James L. Brooks: Paz Vega non è mai stata così adorabile, tutta la sua prova si gioca (tocco geniale) sulle ambigue reazioni alla lingua inglese che non padroneggia, ed è arduo capire se le sue espressioni siano figlie della non comprensione o di una comprensione “emotiva” che restituisce mimiche facciali esterrefatte. Adam Sandler è perfetto nei panni dell’uomo buono la cui spiccata “parte femminile” colpisce nel segno la messicana, abituata ai machi latini. Téa Leoni, in un ruolo di schizzata manipolatrice, confusa ed invadente, dovrebbe entrare di diritto nell’antologia della storia del cinema (ma dei pregi di quest’opera pochi si sono accorti) per la scena dell’orgasmo e per tutta la gamma di espressioni che regala. Cloris Leachman è la nonna super partes, deliziosa saggia con vizi, tipica figura brooksiana, mentre Sarah Steele, goffa e amabile (scelta coraggiosa di Brooks), diventa il metro di misura di due protagonisti che parlano la stessa lingua (in senso allegorico) e immaginano gli stessi principi-guida per i figli (diversità, non omologazione). Divertimento, drammi, tanto sentimento che avviluppa la pancia (se fosse il cuore, si morirebbe tutti d’infarto), come solo certe pellicole del periodo classico riuscivano a fare: è Brooks. E non c’è bisogno del lieto fine: l’autore non si omologa a niente. Meraviglia.