Biografico, Sentimentale

THE EDGE OF LOVE

Anno Produzione2008

TRAMA

Londra, 1941. Durante i bombardamenti il poeta Dylan Thomas incontra, dopo
dieci anni, Vera, il suo primo amore.

RECENSIONI

Così come il mediocre
<strong>Love is the devil</strong> non poteva considerarsi il classico biopic
(del pittore Francis Bacon), allo stesso modo <strong>The edge of
love</strong> non è la biografia di Dylan Thomas, che del resto della pellicola
non è protagonista. Diciamo che, partendo dallo spunto biografico, Maybury
imbastisce un melodramma ben diretto in cui calligrafia e passionalità, senza
dimenticare una cerca ricercatezza visiva (con effetti di un kitsch talmente
audace - occhi blu che brillano nel buio... - da apparire riusciti) si intrecciano a
disegnare le vicende di Vera, primo amore del poeta - che vede in lei
un'immagine da preservare, la raffigurazione fisica di un passato che ritorna,
un mito amoroso -, e divisa tra il ritorno alla primaria passione e l'amore per
un soldato che la sposa e dal quale la guerra la separa. Il regista usa tutti gli ingredienti classici di un mèlo che si snoda pigramente, con una solida
professionalità che, sfiorando la patinatura, senza cedervi, appare sorretta da
una lucidità di registro non comune: in ogni istante Maybury sa dove sta
andando, tutte le derive del suo film sono coscienti (compresa una scena di
sesso - con nudi espliciti spudoratamente evitati, come si usava un tempo - a
dissolvenza incrociata, come in un soft core degli anni settanta; o una
sequenza che alterna scene di guerra a quelle di un parto). Mentre i versi del
poeta fanno da contrappunto alla vicenda principale (che è quella del rapporto
tra Vera e il marito, e di lei con la moglie di Thomas – in questo senso Dylan
Thomas, personaggio piacione e antipatico, è solo il motore e il riflesso delle
vicende che vediamo accadere -), amore e sesso non si incrociano
necessariamente, i tabù cadono lasciando insoluto fino all'ultimo l'enigma delle
passioni, prima sopite poi emerse, che i personaggi, ritagliati da un feuilleton,
e in continuo oscillare tra desiderio e negazione di sé, tra verità e bugie,
risolvono in doloroso intrico, fino all'episodio chiave verso il quale
evidentemente tutto tendeva (uno scossone che comprende fucile e bomba a
mano).<br>
Sul piano attoriale se Keira Knigthley continua a piacerci molto, la partita la
vince alla grande una sorprendente Sienna Miller di splendente bravura,
autentica rivelazione della pellicola, in quella che i bravi critici che non siamo,
definirebbero, in orrendo giornalese, “un'interpretazione da Oscar”.