Drammatico, Recensione

BERLIN JERUSALEM

Titolo OriginaleBerlin-Yerushalaim
NazioneFrancia
Anno Produzione1989
Durata93’

TRAMA

Mentre la rivoluzionaria russa Tabia va in Palestina per fondare un collettivo, la poetessa Lasker-Schüller, a Berlino, anela alla sua Terra Santa.

RECENSIONI

L’apolide israeliano in “esilio” Amos Gitai canta il miraggio della Terra Promessa attraverso il cammino parallelo di due figure femminili: la rivoluzionaria russa Tabia Shochat, che fondò in Israele i kibbutz (comunità agricole a gestione collettiva) e la poetessa tedesca Else Lasker-Schüller, che vi morì nel 1945. Congenitamente documentarista (prologo ed epilogo fatti di immagini di repertorio, frequenti inserti) che ama i carrelli laterali di Werner Herzog, Gitai scrive un film promettente sulla carta ed encomiabile in certe intuizioni di messinscena, a fronte di un esito non così espressivo, lirico ed originale come sperato. Una miscellanea di influenze nouvelle vagueiane ripassate secondo l’estetica di Straub e Huillet: lo straniamento è figlio, anche, di attori dipinti e teatralizzati in un profilmico sovra-reale, mentre si descrivono collettivi dove arabi ed ebrei vivono in comunione e qualcuno, ogni tanto, si rivolge direttamente alla macchina da presa. Stilisticamente, Gitai divide l’opera in una parte ‘realistica’ sul kibbutz, dove lo shangri-la palestinese si fa materia, ed una espressionista come la poetessa Lasker-Schüller, per bocca della quale prendono vita in continuazione versi con scenografie, costumi, accentuazioni sul femminile che ricordano Fassbinder: è così che anche la componente “spirituale” si posa su Gerusalemme. Entrambi i viaggi di sola andata delle protagoniste, alla fine del percorso, disattenderanno l’ideale e Gerusalemme diverrà come la Berlino nazista, le due città mostrate in montaggio alternato: per la poetessa, in particolare, termina il “sabato del villaggio” nel momento in cui il desiderio della domenica diventa preponderante e la disillusione è dietro l’angolo. Canti frequenti e almeno un momento di alta poesia: la panoramica sui rami spogli mentre s’odono i versi funerei che anelano all’infinito.