TRAMA
Jim sogna di diventare un impavido ufficiale della Marina nei mari della Cina ma, quando una tempesta minaccia di affondare la sua nave gremita di pellegrini musulmani, fugge pavido e vive nel rimorso. Ha l’occasione di rifarsi aiutando la popolazione di Patusan a sconfiggere un tiranno locale e il suo esercito.
RECENSIONI
Robusta, spettacolare seconda trasposizione del romanzo (1900) di Joseph Conrad, dopo quella muta di Victor Fleming. In Tehcnicolor e Super Panavision 70, è girata negli studi inglesi e, con non poche difficoltà, nelle location originali, fra cui Cambogia, Hong Kong e Malesia. Un film che affascina negli elementi avventurosi e appassiona nell’articolazione dell’apologo sull’eroismo e la vigliaccheria, sull’onore da riscattare prima di tutto ai propri occhi: puro cinema impegnato/disimpegnato alla Richard Brooks, sceneggiatore e regista abile nei compromessi da adottare per racconti sagaci e sensibili che non perdessero mai il contatto con i canoni cinematografici in cui lo spettatore potesse riconoscersi. L’altra faccia della medaglia di questo stile, nell’andirivieni fra momenti “alti” (per riflessioni, tormenti recitativi, tragedie o passaggi significativi del racconto) e distensione nelle convenzioni d’azione, è che viene a mancare la continuità e la compattezza drammaturgica, con il rischio di perdere il focus del racconto: per quanto ingombrante, ad esempio, la voce narrante di Marlow/Jack Hawkins, scomparendo nella seconda parte, perde la percezione di sé di Jim in contrasto con la realtà, punto di vista centrale in Conrad. Peter O’Toole, reduce dal successo di Lawrence d’Arabia (da cui torna anche Jack Hawkins), torna a frequentare il dramma esotico generando un confronto ingrato (stile e motivazioni completamente differenti) con cui sottovalutare questo il film.
