Drammatico, Recensione, Storico

BENVENUTI IN PARADISO

Titolo OriginaleCome see the paradise
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1990
Durata138’

TRAMA

Il proiezionista Jack, sposato con una donna di origini nipponiche, parte per il fronte quando gli Stati Uniti dichiarano guerra al Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale. L’amata e i suoi parenti sono internati in un campo di concentramento.

RECENSIONI

Il racconto di Alan Parker offre spunti inediti nell’analisi culturale e di costume di un legame sentimentale interrazziale: l’autore si muove su di un terreno per lui inedito, di matrice intimista, fondato sullo studio psicologico, i rapporti interpersonali e le scene stanziali. Restituisce un’opera sintatticamente accademica ma coinvolgente nella matrice umanista, con piglio sincero non inficiato dalle eccentricità che ne contraddistinguono lo stile, qui voltato a un formalismo di pura eleganza (notevoli la fotografia di Michael Seresin e il commento sonoro di Randy Edelman). La sua sceneggiatura, ispirata al ‘Giulio Cesare” shakespeariano e a Il Dottor Zivago, è ricca di risvolti, per lo più dolorosi ma mai calcati artificiosamente per servire il melodramma: al regista non è mai mancata l’abilità drammaturgica nel premere i tasti giusti per emozionare e infervorare con l’ingiustizia (le segregazioniste ordinanze statunitensi, dallo stato californiano che proibisce il matrimonio interrazziale al governo che limita le libertà civili dei cittadini nippo-americani). Nonostante la traccia sentimentale e di lotta sindacale abbia per protagonista il personaggio di Dennis Quaid, per Parker è centrale la dignità con dramma della famiglia Kawamura (straordinaria Tamlyn Tomita; non da meno Elizabeth Gilliam che interpreta la bimba Mini). Un precedente dimenticato sull’argomento, il primo film statunitense a trattarlo, il meraviglioso All'inferno per l'eternità (1960) di Phil Karlson.