Drammatico, Recensione

DESERTO ROSSO

NazioneItalia
Anno Produzione1964
Durata120’

TRAMA

Giuliana, moglie dell’ingegnere Ugo, è insoddisfatta: dopo un incidente d’auto che capiamo essere stato un tentato suicidio, si deprime sempre più e cerca conforto fra le braccia di un amante.

RECENSIONI

È la prima volta che Michelangelo Antonioni usa il colore, con risultati strabilianti (grazie al contributo di Carlo di Palma). Premiata con un Leone d'oro a Venezia, la pellicola è, infatti, caratterizzata da un'affascinante ricerca cromatica nell’ambiente padano di Il Grido (la spiaggia rossa/rosea per indicare un istante, l'unico, d'oblio…), ottenuta anche dipingendo ex-novo gli oggetti affinché entrassero in relazione con i caratteri. Altra questione la parallela, faticosa, ponderosa drammaturgia, volutamente cerebrale (le psicologie e i sentimenti non manifestano se stessi, si deducono), autocompiaciuta nella propria fissità: il tutto compone una ricerca formale che manifesta un assunto pessimista di stanza nella società moderna, quindi anche contro l'inquinamento, la borghesia, il consumismo, l'alienazione, l'industrializzazione (le nuove raffinerie a Ravenna). Ma il discorso è più ambiguo: Antonioni ha dichiarato (a Godard) che voleva anche mostrare quanto le fabbriche potessero essere belle. Il percorso di Giuliana, infatti, si conclude quando pare accettare la propria vita e il mondo circostante così come è: potrebbe essere un’estensione della figura femminile insoddisfatta di La Notte, stagliata negli edifici del paesaggio. Comunque sia, l'ambiente diventa protagonista nella sua freddezza e piattezza (l’uso del teleobiettivo), si rende manifesto attraverso i suoni e attraverso i colori che definiscono il moderno (la plastica…), a scapito dell'uomo e dell'umanità. Il deserto dei sentimenti, quindi, prende comunque colore. Rispetto, però, alle opere precedenti dell’autore, non si parla più di sentimenti, se non come malessere generato dal Sistema. Gli attori sono pedine sceniche: Richard Harris non gradì, il pubblico nemmeno.