Drammatico, Recensione

VOGLIA DI RICOMINCIARE

Titolo OriginaleThis boy’s life
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1993
Durata115’

TRAMA

Anni cinquanta: senza padre e in precarie condizioni economiche, Toby Wollf a scuola mostra segni di devianza. La madre, allora, accetta di trasferirsi a Concrete e sposare un uomo gentile che si rivelerà un autoritario maschilista.

RECENSIONI

Storia vera, tratta dalle memorie di Tobias Wolff, che appare genuina anche sullo schermo: merito delle interpretazioni, del disegno dei caratteri, della sceneggiatura di Robert Getchell ma, soprattutto, di un vissuto interiore (quello del libro) restituito senza sottolineature, perspicace e verosimile. Certe annotazioni figlie delle storie di vita non potrebbero essere create dal nulla: senza falsi buonismi, l’opera fotografa i brani esistenziali e li lega in una riflessione unica, disponendo gli episodi in modo che scaturiscano cause/effetto e principi (il passaggio dall’infanzia all’adolescenza aggressiva, strafottente, in cerca di affermazione e feedback positivi nel sociale). Straordinaria la prova di Leonardo Di Caprio, combattuta fra animo sensibile (ravvivato dall’amicizia con un omosessuale) e malvagio/mentitore, gradasso/deviante (per farsi accettare dai pari), fino all’affinità con il patrigno di Robert De Niro, frustrato e represso, meschino e sessista con complesso del macho (repubblicano, fa intuire la pellicola). Ne scaturisce un quadro compiuto e integrato, non disperso in note a caso. A Wolff il merito di aver fatto luce sul proprio passato, di essersi descritto con sincerità anche nei lati più oscuri e scomodi, di aver restituito una visione tridimensionale con cui provare pietà anche per l’orco di turno. Getchell lavora di sfumature, scoprendo progressivamente i personaggi e, insieme alle performance eccellenti, il film regala molti momenti memorabili (la scazzottata patrigno/figlio, gli incontri con l’omosessuale, la scena dopo il tiro-a-segno, i primi pruriti sessuali fissando la sorellastra). Taglio televisivo escluso, sorprende anche la qualità del lavoro di Michael Caton-Jones, per quanto le sue opere abbiano sempre attinto al sentimentalismo e alle matrici edificanti: l’ingrediente più riuscito, la tensione dei sentimenti e dei conflitti psicologici (immensa la mimica di De Niro), ricorda infatti la messinscena dei nervi tesi nel suo Memphis Belle.