Biografico, Criminale, Drammatico, Sala

AMERICAN ANIMALS

Titolo OriginaleAmerican Animals
NazioneU.S.A., Gran Bretagna
Anno Produzione2018
Durata116'
Sceneggiatura
Ispirato alla rapina avvenuta alla Transylvania University di Lexington nel 2004
Scenografia

TRAMA

Quattro giovani credono di vivere in un film e mettono a punto un piano per realizzare una delle rapine più audaci della storia americana.

RECENSIONI

American Animals si apre con un disclaimer: THIS IS NOT BASED ON A TRUE STORY. Un soffio fa scomparire parzialmente la scritta lasciandone visibile solo una parte che va a comporre una nuova scritta: THIS IS A TRUE STORY. Questa didascalia è immersa nella sequenza d'apertura in cui Warren Lipka si sta truccando davanti allo specchio. Il soffio (di Warren) che mette in moto un principio di causa-effetto è l'unico elemento (sonoro) che collega due realtà altrimenti apparentemente slegate, ovvero Warren che si sta truccando e una scritta bianca su sfondo nero alternate nel montaggio. Eppure questa sottosequenza di pochi secondi mette già in luce la natura di tutto il film, ovvero la realtà e la sua rappresentazione attraverso un trucco.

Come già in L'impostore, quella messa in piedi da Bart Layton è una costruzione a più piani data dalla sovrapposizione di più filtri, strati diversi di una realtà raccontata. Layton racconta il tentato furto del 2004 alla biblioteca della Transylvania University di Lexington, Kentucky. Per farlo mescola interviste alle persone coinvolte nella vicenda e ricostruzione degli eventi e li mette in dialogo tra loro. La barriera tra i diversi piani però non è netta: i reali artefici del tentato furto, che appaiono in interviste realizzate appositamente per il film, ogni tanto invadono la dimensione della fiction stessa, interagendo con l'ambiente e dialogando con i se stessi della realtà-fiction. Il punto d'interesse per Layton, infatti, non è la realtà della ricostruzione dei fatti ma la realtà del punto d'arrivo della psicologia dei suoi personaggi, che coincide con il punto d'arrivo della psicologia delle persone vere da lui raccontato e catturato in forma documentaristica dalla sua macchina da presa. L'evento, l'oggetto vero è impossibile da ripetere: tutto quello che si può rappresentare è solo una versione, uno dei molteplici punti di vista filtrati dalla soggettività di un ricordo raccontato per via orale. Una volta posta la base della documentazione il più coerente possibile a quanto realmente avvenuto, tanto vale metterlo in scena rendendolo il più appetitoso e gradevole possibile per il pubblico, ovvero creare una realtà filmica esplicitata nella forma e negata allo stesso tempo da un timbro di realtà assoluto posto come punto di partenza.

American Animals è talmente immerso nella fiction filmica che i suoi personaggi progettano il colpo studiando le rapine a partire dal cinema. Questa influenza diretta si ripercuote sia sulla psicologia dei personaggi, che si chiamano – del tutto velleitariamente – con nomi di colori come Le iene di Quentin Tarantino e immaginano il successo del loro piano sulle note di A Little Less Conversation di Elvis Presley come in Ocean's Eleven, sia sulla messa in scena stessa, di cui gli esempi più lampanti sono lo split screen ripreso da Il caso Thomas Crown e il bianco e nero di Rapina a mano armata che si espande oltre la tv da cui i ragazzi stanno guardando il film di Stanley Kubrick e ingloba tutto diventando per pochi istanti parte e filtro di American Animals stesso. La dimensione filmica complessiva è qualcosa di totalmente consapevole. Per tentare la rapina, infatti, i protagonisti si truccano da vecchi, si mascherano per qualcosa che non sono e allo stesso tempo sono, esattamente come si trucca il film spacciandosi esplicitamente per realtà ma abbracciando e mostrando costantemente la sua natura di realtà filmica. Ne è consapevole Bart Layton, ne sono consapevoli i suoi personaggi. Emblematico a tal riguardo lo scambio di battute tra Spencer e il commesso del negozio all'acquisto dei costumi da vecchi che alla domanda «Costume party?» risponde «Making a movie.»)
Eppure il risultato di un racconto condotto da un narratore inaffidabile, che accosta continuamente le contraddizioni delle testimonianze alla loro possibile rappresentazione, dà comunque vita una – per dirla con i termini del film – versione della storia che riflette sulla soggettività del racconto ma allo stesso tempo giunge a conclusioni narrative oggettive. «I guess they just have to take my word for it.» dice Warren, quello vero, e a quella verità ci dobbiamo attenere. Ciò che differenzia maggiormente American Animals dagli heist movie suoi colleghi di cui si nutre esplicitamente è il movente della rapina che diventa cardine sociologico di tutto il film. Non un colpo da 4.000.000$ come per il professionista al centro di Strade Violente ma la comunque milionaria idea balzana di quattro disgraziati che si improvvisano esperti per affermarsi con un'azione forte e dare una svolta alla mediocrità della loro vita. A contare quindi non è tanto il guadagno in se quanto il pretendere di star lavorando a qualcosa di unico, il fare finta di avere un qualcosa di grosso in canna, come del resto per natura fa costantemente finta tutto il film. Una sorta di fine superiore, tentato balzo di un percorso evolutivo – uno dei libri rubati è proprio L'origine delle specie di Charles Darwin – che si risolverà in un sonoro fallimento, una bolla di sapone gonfiata troppo e destinata a scoppiare. O per dirla con le parole di Sixto Rodriguez, che con la sua Crucify Your Mind fa da coda al film,

«And you claim you got something going,
something you call unique,
but I've seen your self-pity showing
as the tears rolled down your cheeks.»