Commedia, Recensione

IL FIORE DEL MIO SEGRETO

Titolo OriginaleLa flor de mi secreto
NazioneSpagna
Anno Produzione1995
Genere
Durata100’

TRAMA

Scrive romanzi sentimentali dietro pseudonimo e corre dietro a un marito che non la ama più.

RECENSIONI

La sofferenza del distacco è come uno stivaletto troppo stretto, difficile sfilarlo. Una donna che perde il compagno è una reduce della guerra dei sessi dove lo stratega (la vigliaccheria del maschio) affronta e sconfigge la guerriera (l'ardore della femmina), dissociandone la personalità, svelandone la maschera che, dietro pseudonimo, sogna l'amore edulcorato dei romanzi rosa mentre vive la realtà dolorosa del sentimento (che non è sentimentalismo). Pedro Almodovar e la tragedia in riso e pianto: il "fiore" del suo nuovo segreto contiene, in polline, tutto il cinema del dolore a venire, ancora molto stemperato in matrici tragicomiche, nei siparietti buffi (i divertenti bisticci fra madre e sorella), nel citazionismo (da Bigas Luna a Casablanca e Ricche e Famose), nella finzione che svela se stessa (il seminario). Fra lacrime e parole scritte che sfarfallano nel cielo, il femminino si ricompone nella solidarietà delle "vacche senza campanaccio", madri e paesane che non accettano più inviti al ballo del sesso. Ma quella che il bruco vede come la fine del mondo la farfalla la interpreta come l'inizio della propria vita: Humphrey Bogart è lì, goffo ma premuroso, pronto a perdere la femme in un abbraccio. La vita è così: crudele, paradossale, imprevedibile, impagabile come Marisa Paredes.