TRAMA
Battendo il senatore Roark a poker, il figlio ne paga le conseguenze; Dwight è ingannato da Eva: gli fa uccidere il ricco marito e lo incastra; la spogliarellista Nancy vuole vendicarsi del senatore che ha portato al suicidio l’amato Hartigan.
RECENSIONI
A distanza di nove anni da un esperimento che ha dato il via ad un sottofilone-calco delle tavole da fumetto con computer grafica, Frank Miller e Robert Rodriguez mettono mano ad un seguito con la novità del 3D che aumenta la profondità, la nitidezza e l’impatto del bianco e nero (ravvivato da porzioni di colore), dando corpo tridimensionale, appunto, alle strisce di Miller stesso, ovvero “Un sabato come tanti” (risolto in poche battute all’inizio) e “Una donna per cui uccidere”, cui l’autore aggiunge le due storie inedite “Una lunga terribile notte” e “La grossa sconfitta”. Quello del titolo è il racconto portante, con Eva Green come corpo erotico, femme fatale dei noir classici il cui modello, per Miller, è Marlene Dietrich e per l’attrice, a livello recitativo, la Barbara Stanwyck di La Fiamma del Peccato. Il tutto si riallaccia anche ai racconti del primo Sin City (soprattutto nella traccia in cui la spogliarellista di Jessica Alba vuol vendicarsi del senatore), con Josh Brolin al posto di Clive Owen, Dennis Haysbert di Michael Clarke Duncan, Jeremy Piven di Michael Madsen e Jamie Chung di Devon Aoki. Fatta salva la magnificenza della resa iconografica, solo uno dei quattro racconti è notevole (è anche il meno legato agli altri: sintomatico), quello con Joseph Gordon-Levitt, forte di un finale non lieto e inaspettato. Il segmento con Eva Green offre tavole di rara beltà ma è risaputo nelle coordinate di vendetta, con chiusura dovuta se non necessaria. L’intera operazione va presa come omaggio al cinema del passato, sancito anche dal cameo degli autori in un finto film trasmesso in televisione.