Baro-metro

IL BARO-METRO: SGUARDI DALLA SALA (01/2019) – 2

I CASI DEL SECONDO TRIMESTRE

Nel secondo capitolo del Barometro analizziamo, come di consueto, i film in grado di distinguersi, nel bene (exploit) nel male (flop), ma anche lì in mezzo, in quella zona grigiastra e melmosa dove si fatica a restare a galla.

I film sono ordinati in base alla data di uscita; a parità di data l’ordine è alfabetico.

7 SCONOSCIUTI A EL ROYALE (data di uscita 25 ottobre 2018 – incasso € 492.948)

 Succede ad alcuni film destinati a diventare cult, quando escono nelle sale nessuno se li fila, salvo poi riscoprirli dopo un bel po’, perché rivalutare piace di più che ben valutare. Sarà il tempo, come sempre, a farci capire meglio le cose. Intanto il bel film di Drew Goddard passa come una meteora nelle sale senza lasciare traccia: 31,8 milioni di dollari globali, pari quasi al budget di 32 milioni di dollari. Non attecchisce negli States (17,8 milioni di dollari in 2.808 schermi) e ottiene riscontri tiepidi più o meno ovunque, e i paesi in cui esce sono tanti. In Italia, nonostante abbia aperto la Festa di Roma, quindi un po’ se ne è parlato (ma con indifferenza), debutta all’11° posto con media bassina (€ 1.147 in 284 schermi) e la seconda settimana è già in caduta libera al 20° posto (media in calo a € 915 in 86 schermi).

HALLOWEEN (data di uscita 25 ottobre 2018 – incasso € 3.309.788)

Poteva essere semplicemente l’undicesimo film della saga di Halloween, invece c’è del genio nell’aver trasformato un horror abbastanza routinario in un evento imperdibile. L’idea è quella di fare un sequel travestito da remake che in fondo è un reboot (operazione molto in voga attualmente, vedi Il risveglio della forza e Il ritorno di Mary Poppins). Torniamo quindi a incontrare Jamie Lee Curtis protagonista del primo episodio. Lei, il film di John Carpenter da cui tutto è partito, il suo personaggio di scream queen e soprattutto noi: siamo tutti invecchiati di 40 anni. L’operazione si trasforma quindi in un accattivante incontro di reciproche nostalgie che non lascia indifferenti. È un po’ come andare alle rimpatriate e incontrare vecchi amici che si erano forse dimenticati ma che invece sono ancora lì, da qualche parte nella memoria. Il film poi non esclude tutti gli altri, infatti anche il pubblico giovane e giovanissimo, che dei precedenti trascorsi non sa nulla, si ritrova comunque un’opera che funziona intrattenendo e dispensando brividi. Che dire, chapeau! E pazienza se l’horror non è niente di che. L’operazione infatti funziona alla grande: budget di 10 milioni di dollari che il pianeta moltiplica per 25. Sono infatti 253,6 i milioni di dollari incassati globalmente, di cui il 62,8% negli States. In proporzione all’andamento mondiale il risultato italiano è quasi sottotono: debutto al primo posto nel primo week-end di programmazione, seconda settimana in quinta posizione e terza già fuori dalla top-10 all’11° posto. Inevitabile la prima posizione fino al 31 ottobre, giornata clou in cui incassa ben 684 mila euro. Impagabile vedere Halloween ad Halloween.

SE SON ROSE (data di uscita 29 ottobre 2018 – incasso € 4.253.411)

Son passati i tempi d’oro di Leonardo Pieraccioni, del resto se è difficile conquistare il pubblico diventa poi difficilissimo tenerselo stretto. Numeri come i 75 miliardi (di lire) incassati da Il ciclone o i 76 miliardi (sempre di lire) del successivo Fuochi d’artificio sono quindi ricordi lontani. Nonostante un inevitabile calo dei numeri bisogna però dare atto a Pieraccioni di essere comunque sempre riuscito a mantenere un rapporto costante con il suo pubblico che però si è progressivamente, anche fisiologicamente, ridotto, stanco forse di un cinema in fondo sempre uguale e sempre meno in linea con i tempi. Il precedente Il professor Cenerentolo nel 2015 si era fermato a circa 6 milioni di euro, con Se son rose gli incassi si assottigliano ulteriormente. Paradossalmente quello che per alcune settimane diventa il maggiore incasso italiano della stagione prima dei film natalizi è anche il minore incasso di Leonardo Pieraccioni. Saggia la decisione di evitare la competizione natalizia, ma l’andamento non gode comunque di slanci particolari: 512 le sale a disposizione al debutto, tre le settimane d permanenza in top-10 e cinque in top-20. Succederà lo stesso tra qualche lustro a Checco Zalone?

FIRST MAN – IL PRIMO UOMO (data di uscita 31 ottobre 2018 – incasso € 2.953.525)

Accolto tiepidamente al Festival di Venezia, dove ha aperto la manifestazione, non molto amato dalla critica americana, snobbato agli Oscar, alla prova del pubblico il film di Damien Chazelle del post trionfo di La La Land cerca di difendersi ma finisce per soccombere ai numeri. Con un budget di 59 milioni di dollari e un incasso di 100 milioni di dollari termina lo sfruttamento theatrical in perdita, anche se manca ancora all’appello il Giappone, in cui uscirà in febbraio. A incidere sull’andamento negativo è proprio il mercato americano il cui incasso (45 milioni di dollari) pesa sul totale nella misura del 44,7%. Risultato inaspettato considerando che il film racconta una storia molto americana che si pensava funzionasse soprattutto in patria. Probabilmente la dimensione intima sondata da Chazelle ha scoraggiato i più. In Italia debutta al quarto posto del box-office nella prima settimana di programmazione e ha il picco di sale (385) nella seconda settimana, in cui però scende al quinto posto. La terza settimana è già decimo e la quarta esce praticamente di scena (17° posto e media di € 1.030 in 66 schermi) a dimostrazione di un andamento poco contagioso.

MILLENNIUM – QUELLO CHE NON UCCIDE (data di uscita 31 ottobre 2018 – incasso € 543.840)

La storia è nota ma appassionante, quindi vale la pena riepilogarla. La saga letteraria Millennium, scritta da Stieg Larsson, è stata pubblicata postuma (è morto nel 2004) ricevendo un riscontro eccezionale (8 milioni di copie vendute e traduzione in 25 paesi). Inevitabile la trasposizione cinematografica, prima svedese (con la trilogia che ha lanciato Noomi Rapace) e poi americana, ma solo del primo capitolo (Millennium – Uomini che odiano le donne, Oscar per il montaggio e consacrazione definitiva di Rooney Mara). Il secondo film americano, però, non segue la cronologia ma passa direttamente al quarto capitolo della saga, continuata intanto da David Lagercrantz. Regia di Fede Alvarez e protagonista, Claire Foy, in grande ascesa dopo i fasti di The Crown e una possibile, ma non concretizzata, candidatura all’Oscar per The First Man. Risultato: super flop. A fronte di un budget di 43 milioni di dollari l’incasso mondiale si è fermato a 35 milioni di dollari. In U.S.A. solo 14,8 milioni di dollari con un’uscita in 2.929 sale e numeri piuttosto tiepidi ovunque, anche in Italia nonostante la presentazione alla Festa di Roma: nella prima settimana debutto tragico in 11esima posizione (media modesta di € 1.265 in 278 sale); seconda settimana in 13esma posizione con un crollo della media per sala (€ 500 in 138 sale). Non esiste una terza settimana. La critica lo ha stroncato, anche se questo il più delle volte non incide sugli incassi. Il maggiore rimprovero al film è quello di avere trasformato una saga con caratteristiche molto peculiari in un action come tanti.

TI PRESENTO SOFIA (data di uscita 31 ottobre 2018 – incasso € 2.929.224)

Interrompe la sequenza di incassi mediocri del cinema italiano accendendo la speranza, ma soprattutto l’interesse, del pubblico. Ottimo il debutto in terza posizione in 364 sale con media molto buona (€ 3.929), scende al 4° posto la seconda settimana, in cui le sale diventano 404 (ma la media si riduce di oltre la metà) e alla terza plana all’ottavo posto. Resiste in top20 un’altra settimana prima di uscire di scena confermando l’appeal di Fabio De Luigi sul pubblico e la tendenza, sempre più marcata, di rifare successi di altri paesi. In questo caso il modello è il modesto film argentino Se permetti non parlarmi di bambini e va dato atto a Guido Chiesa di avere fatto un film più simpatico e divertente, anche perché cucito su misura sul mestiere e la verve dei suoi interpreti.

CONVERSAZIONI SU TIRESIA – DI E CON ANDREA CAMILLERI (dal 5 al 7 novembre 2018  – incasso € 446.187)

Il secondo trimestre della stagione è quello meno ricco di eventi perché i film delle feste riescono a vivacizzare anche i feriali, mentre negli altri periodi sono proprio gli eventi, con la loro capacità di attirare nicchie (e una somma di nicchie riempie le sale), a rivitalizzare il mercato. Il più visto, e con numeri sorprendenti per tre sole giornate (tanto che è stato poi replicato), vede protagonista uno scrittore molto amato, Andrea Camilleri, per la prima volta sul grande schermo per un viaggio tra mito e letteratura sulle orme dell’indovino Tiresia alla ricerca dell’eternità. In tutte e tre le giornate in cui è programmato Conversazioni su Tiresia è secondo al box-office, dietro a Lo schiaccianoci e i quattro regni, con la migliore media per sala. Tra gli altri eventi, pur senza particolari picchi, si distinguono Le ninfee di Monet (dal 26 al 28 novembre con un incasso di 368 mila euro) e Io sono Mia, il biopic su Mia Martini interpretato da Serena Rossi prima della messa in onda, in febbraio su Rai Uno, che in tre giornate, dal 14 al 16 gennaio, sfiora i 300 mila euro.

TUTTI LO SANNO (data di uscita 8 novembre 2018 – incasso € 1.910.955)

È uno dei pochi film d’essai, insieme al Van Gogh di Julian Schnabel, in grado di intercettare il grande pubblico ed è anche il maggiore successo italiano di Asghar Farhadi. Più delle critiche piuttosto tiepide fin dalla presentazione al Festival di Cannes (è stato il massacrato film di apertura), lo hanno aiutato l’appeal dei due protagonisti Javier Bardem e Penelope Cruz (vedi anche il riscontro eccezionale avuto nel nostro paese da Escobar) e l’atmosfera gialla e misteriosa evocata dal trailer. Debutta al secondo posto del box-office settimanale e permane in top-20 per cinque settimane a conferma di un andamento più costante rispetto ai film più tipicamente commerciali che attirano nell’immediato per poi sgonfiarsi rapidamente. Operazione, però, nel complesso poco remunerativa; tolta l’Italia, la Spagna (3,5 milioni di dollari) e soprattutto la Francia (in cui è andato molto bene incassando 6,5 milioni di dollari), il film non ha infatti avuto una distribuzione così capillare. Per ora il budget di 11,8 milioni di euro è lungi dall’essere ripagato visto l’incasso complessivo di 13,8 milioni di dollari. L’8 febbraio esce però in U.S.A., quindi qualcosa potrebbe cambiare. La politica è quella dei piccoli passi, sono previste infatti inizialmente 4 sale e tutto dipenderà dalla media per sala del primo week-end.

MACCHINE MORTALI (data di uscita 13 novembre 2018 – incasso € 1.783.443)

Ennesimo capitolo di “cercasi saga disperatamente”. Le caratteristiche sono sempre le stesse. Captare la produzione letteraria contemporanea in cerca di un futuro distopico da mettere in scena, possibilmente a puntate, in modo da ottimizzare i costi e moltiplicare i guadagni. Non sempre le cose vanno a buon fine. Lo conferma la trasposizione dell’omonimo romanzo, il primo di quattro, di Philip Reeve ambientato in una Londra futuribile steampunk. Gli elementi ci sarebbero tutti per attirare le masse con avventure a perdifiato ed effetti speciali a go go, ma qualcosa non ha funzionato, sia nel film (stroncato quasi unanimemente dalla critica) che nel lancio (poco convinto, infatti è stato anticipato rispetto al Natale in cui era inizialmente previsto). Risultato: flop planetario. Incasso globale di 81,6 milioni di dollari incapaci di ripagare il budget cospicuo di 100 milioni di dollari. Numeri sotto le aspettative ovunque: 15,9 milioni di dollari in U.S.A. (con un’uscita in ben 3.103 sale), 6,7 milioni di dollari in Cina, 7 milioni di dollari in Russia e 2,1 milioni di dollari in Gran Bretagna. In Italia la Universal sembra credere molto nel film, infatti il lancio è in ben 455 sale, ma la media poco incoraggiante (€ 1.643) e l’approssimarsi dei film delle feste fanno subito ridurre sale (309 la seconda settimana) e aspettative. Nella settimana di Natale è 16esimo in 88 sale. Per un po’ sembrava dovesse essere diretto da Peter Jackson, invece il regista neozelandese ha diretto solo alcune sequenze di seconda unità lasciando la cabina di regia al debuttante Christian Rivers. Visto come sono andate le cose, difficilmente gli altri tomi della saga vedranno la luce.

WIDOWS (data di uscita 15 novembre 2018 – incasso € 1.256.884)

C’era grande attesa per la nuova opera di Steve McQueen, a cinque anni di distanza dall’Oscar come Miglior Film per 12 anni schiavo. Il suo heist movie d’autore si colloca in un limbo medio sia per quanto riguarda l’apprezzamento critico che per la risposta del pubblico e si confonde tra le tante uscite del periodo senza lasciare particolari tracce al botteghino, italiano (le canoniche 3 settimane in top-10), americano (42,3 milioni di dollari in 2.803 schermi) ma anche globale (75,6 milioni di dollari l’incasso worldwide). Budget di 42 milioni di dollari non del tutto ripagato.

ROMA (data di uscita: dal 3 dicembre 2018 nelle sale e dal 14 dicembre su Netflix)

Ne abbiamo parlato nel numero precedente e con tutta probabilità continueremo a parlarne anche nel prossimo viste le 10 candidature all’Oscar. Il problema è che continueremo a discuterne per ciò che rappresenta ma senza il supporto di dati numerici. Perché? Beh, perché Netflix non solo non rende pubblico il suo box-office (tranne sparate sensazionalistiche, vedi il riquadro dedicato a Bird Box) ma ha anche preteso, e ottenuto, dalla Cineteca di Bologna, che lo ha distribuito nelle sale, di non diffondere i dati relativi all’andamento del film nelle sale.

MOGWLI (data di uscita: dal 7 dicembre 2018 su Netflix)

Se ne iniziò a parlare in concomitanza con Il libro della giungla del 2016 e sembrò subito un progetto suicida. Che senso ha fare un’altra versione del romanzo di Kipling oltre al copia/incolla disneyano in live action del celeberrimo cartone del 1967? Eppure l’opera un suo senso ce l’ha, si attiene di più al romanzo, si occupa anche del lato umano ed è molto più dark. Il problema è puramente commerciale: costi esorbitanti per il mix di live action, motion capture, animazione e per pagare le tante star chiamate a doppiare i protagonisti animali (tra gli altri Christian Bale, Cate Blanchett e Benedict Cumberbatch). L’aura poco favorevole di possibile e non così remoto flop non tarda ad arrivare. Sta di fatto che il film subisce cambi di titolo e slittamenti nelle date di uscita (da ottobre 2016 si è passati a ottobre 2018, con varie tappe intermedie), fino a quando non arriva Netflix con una di quelle offerte irrinunciabili che solo Netflix (almeno attualmente) è in grado di fare. L’operazione è stata probabilmente fruttuosa per tutte le parti in gioco. A goderne è soprattutto il film che a partire dal 7 dicembre è visibile in tutto il mondo. La prima dell’opera, in una sontuosa proiezione 3D, è avvenuta a Mumbai il 25 novembre 2018 ed è la prima volta che una premiere hollywoodiana avviene in India.

BIRD BOX (data di uscita: dal 21 dicembre 2018 su Netflix)

Un quasi horror (trasposizione dell’omonimo romanzo di Josh Malerman) diretto da Susanne Bier con protagonista Sandra Bullock. Sembra un progetto nato per stizzire i critici (che infatti non si sono risparmiati), invece, va detto, non è affatto male (diffidate dei critici stizzosi). Non ha visto la luce delle sale ma è stato distribuito da Netflix sulla sua piattaforma a partire dal 21 dicembre 2018. Facendo uno strappo alla regola, che vuole i dati numerici avvolti dal mistero, questa volta Netflix si è sbilanciato: il budget sembra si aggiri intorno ai 20 milioni di dollari (19,8 per l’esattezza) e ha battuto ogni record precedente di visualizzazioni. Pare infatti che ben 45 milioni di abbonati abbiano visto più del 70% del film nella prima settimana, dato poi portato a 80 milioni nel mese successivo. Ovviamente tali risultati sono stati accolti con molto scetticismo: non esiste (attualmente) uno strumento ufficiale che conteggia gli spettatori per le piattaforme streaming e dati comunicati dalla stessa casa di produzione e distribuzione, non verificabili da nessuno, rischiano di lasciare il tempo che trovano e di essere interpretati come una trovata di marketing per dare visibilità al film. Insomma, nessuno li può certificare e nemmeno smentire. Si limitano a urlare.

SUSPIRIA (data di uscita 1 gennaio 2019 – incasso € 1.064.513)

A posteriori sono tutti bravi a decidere come distribuire il film di Luca Guadagnino, ma non era affatto semplice. Si tratta infatti di un’opera consapevolmente di nicchia, con un ipotetico grande pubblico incuriosito dai rimandi al cult di Dario Argento ma fondamentalmente incerto. La strategia distributiva della Videa ha puntato su uno dei giorni più tattici dell’anno (il 1° gennaio), sui multiplex e su spettacoli serali. È successo quello che dopo il gran parlarne in seguito alla prima mondiale al Festival di Venezia sembrava impossibile: è passato nell’indifferenza. In molti hanno attribuito il fatto all’uscita durante il periodo delle feste, in quanto poco adatto all’atmosfera cupa del film. Certo, Halloween sarebbe stato più in tema ma avrebbe avuto anche più concorrenza (il ritorno di Laurie Strode) e poi, tanto per fare un esempio, Seven uscì durante le festività natalizie e si è piazzato al quarto posto tra i film più visti della stagione cinematografica 1995/96. Allora cosa è successo? Beh, intanto si è puntato sul pubblico giovane dei multiplex mentre il maggiore interesse per il film è stato da parte dei nostalgici di Argento, degli estimatori di Guadagnino e dei frequentatori delle sale d’essai, tutti spettatori un po’ più agée che il film, non essendo presente nelle loro sale di riferimento, se lo sono dovuti andare a cercare. Ipotizzabile che lungo il cammino qualcuno si sia perso per strada. Altro aspetto da considerare il numero di spettacoli giornalieri, ridotti nelle maggior parte dei casi a uno solo serale, in quanto al pomeriggio era sicuramente più remunerativo programmare film per famiglie/bambini. Risultato: incassi inferiori alle aspettative. Prima settimana al decimo posto (media di €1.880 in 224 sale), seconda settimana in discesa al 14° posto (media anch’essa in calo di €1.495 in 100 sale), terza settimana già fuori dalla top-20. Non è andata meglio nel resto del mondo: in U.S.A. incasso di 2,4 milioni di dollari in 311 schermi e in tutti gli altri mercati numeri inferiori al milione di euro (248 mila dollari in Francia, 227 mila dollari in Germania, 120 mila dollari in Spagna, 442 mila dollari in Gran Bretagna). Il totale mondiale di 6,3 milioni di dollari è ben lungi dal coprire il budget di 20 milioni di dollari. Per la serie paragoni perniciosi, nella stagione 1976/77 Suspiria di Dario Argento si posizionò undicesimo tra Il corsaro nero di Sergio Sollima al 10° posto e Quelle strane occasioni di Nanni Loy in 12esima posizione.

VAN GOGH – SULLA SOGLIA DELL’ETERNITÀ (data di uscita 3 gennaio 2019 – incasso € 3.838.879)

Van Gogh è di moda. Nella scorsa stagione l’evento Loving Vincent in poche giornate, poi replicate, ha fatto il tutto esaurito e l’opera di Julian Schnabel, già dalla sua presentazione in concorso al Festival di Venezia, ha subito attirato la curiosità di molti, eccitati dall’idea di ritrovare il proprio pittore preferito nuovamente su grande schermo. Il premio a Willem Dafoe e la successiva candidatura all’Oscar confermano l’appeal del film dandogli ulteriore slancio. La distribuzione mirata a inizio anno ha fatto il resto trasformando il film in un grande successo. E non era così facile, perché si tratta comunque di un’opera non propriamente tradizionale e anche abbastanza ostica. Il celeberrimo pittore si conferma quindi ancora una volta paladino del grande schermo. Il suo nome apre infatti le porte dei multiplex rendendo il film di Schnabel addirittura trasversale. Dopo l’ottimo debutto al sesto posto (con media per sala di € 4.848), gli schermi passano da 256 a 355 e il film riesce a imporsi e a diventare uno dei pochissimi, se non l’unico, titolo d’essai in grado di distrarre il pubblico dal mainstream. Il risultato italiano è, finora, il migliore al mondo. Negli U.S.A. è arrivato in 178 sale ma i numeri si sono fermati a 2,2 milioni di dollari. La distribuzione mondiale entrerà nel vivo tra febbraio e aprile 2019.

BENVENUTI A MARWEN (data di uscita 10 gennaio 2019 – incasso € 407.160)

Un film di Robert Zemeckis è sempre un regalo perché se pensi al cinema è lui uno dei registi che ti vengono in mente. Ormai sembra però non essere più in grado di intercettare il grande pubblico. L’ultimo successo è del 2012 con Flight (31 milioni di dollari il budget per un incasso globale di 161,7 milioni di dollari), mentre sia The Walk che Allied si sono rivelati delusioni al botteghino. Il primo, a fronte di un budget di 35 milioni di dollari, si è fermato a 61,1 milioni di dollari worldwide, mentre il secondo è costato 85 milioni di dollari e ha incassato a livello mondiale 119,5 milioni di dollari. Con Benvenuti a Marwen, però, i numeri si impennano ulteriormente, purtroppo in negativo: budget di 39 milioni di dollari e riscontro complessivo di appena 12,6 milioni di dollari. In U.S.A. è stato mediamente massacrato dalla critica, nel resto del mondo un po’ meno (non mancano pure le lodi sperticate), il rifiuto del pubblico è stato però unanime e globale: negli U.S.A. solo 10,7 milioni di dollari per un’uscita non così wide (1.911 sale) e briciole negli altri mercati, Italia compresa (debutto all’11° posto con media di € 1.241 in 227 sale e seconda settimana in caduta libera al 20° posto con tracollo anche della media che passa a € 515 in 74 schermi). In alcuni mercati importanti (Spagna, Messico, Germania, Russia) uscirà tra febbraio e aprile, ma difficilmente le sorti commerciali del film si ribalteranno.

NON CI RESTA CHE IL CRIMINE (data di uscita 10 gennaio 2019 – incasso € 4.564.029)

Il cinema italiano in questo periodo attinge alle opere di successo degli altri mercati o al proprio passato. L’idea, un po’ balzana ma efficace, prevede un tuffo, l’ennesimo, negli anni ’80, un decennio che quando lo si è vissuto era continuamente criticato perché superficiale, di plastica e bla bla bla, mentre ora, trascolorato nei ricordi, pare addirittura mitico e non la si finisce più di celebrarlo. Il riscontro supera ogni più rosea previsione. Nel giovedì di debutto conquista la seconda posizione, ma è nel week-end che raggiunge il podio incassando quasi due milioni di euro e con un’ottima media di € 4.495 in 443 sale. Con l’arrivo di Mia e il leone e bianco e Glass scende in terza posizione ma supera ancora il milione di euro (media sempre buona di € 2.615 in 75 sale), mentre nella terza settimana scende all’ottavo posto. Determinante il successo nella capitale.

MIA CONTRO GLASS

Ci sono week-end il cui esito sembra scontato. Esce Glass, il “due seguiti al prezzo di uno” di M. Night Shyamalan e pare ovvio che la vetta del box-office sarà sua. Perché la fan base scalpita, perché Unbreakable e Split sono due film con un grande seguito, perché dietro c’è la Disney che tutto può, perché il trailer imperversa accattivante da qualche settimana. Invece arriva un cucciolo di leone bianco che tomo tomo quatto quatto, grazie a un lavoro certosino da parte della Eagle Pictures che fin dalla presentazione del film a Ciné dimostra di credere molto nel progetto, ribalta le sorti del week-end. Il giovedì di debutto (17 gennaio) la strada di Glass sembra spianata, conquista infatti la prima posizione con 228 mila euro mentre Mia è addirittura 3° e sfiora i 100 mila euro; il venerdì il leoncino comincia a ruggire, Glass è sempre primo con 332 mila euro ma Mia sale in seconda posizione avvicinandosi questa volta ai 200 mila euro; è però nel week-end che la situazione cambia; non tanto il sabato, in cui Glass è primo come incassi ma Mia lo supera come spettatori (ovviamente più biglietti ma ridotti), quanto la domenica, in cui Mia fa il tutto esaurito (976 mila euro) e stacca nettamente Glass (587 mila euro). E la storia si ripete nella seconda settimana, nonostante feriali a favore dell’opera di M. Night Shyamalan; mentre, però, l’interesse per Glass scema rapidamente quello per Mia si rivela costante con un risultato al 3 febbraio, a programmazione ancora in corso, davvero sorprendente: 3,7 milioni di euro per  Glass, oltre 5 milioni di euro per Mia e il leone bianco.

A livello internazionale è più difficile fare confronti perché Mia e il leone bianco deve uscire ancora in molti paesi (in Australia arriverà ad agosto 2019), finora in Francia ha superato i 10 milioni di dollari ma la programmazione è in pieno sfruttamento. Per quanto riguarda Glass, invece, l’operazione è già in grande attivo perché il budget del film è davvero piccolo (20 milioni di dollari) e i 200 milioni di dollari incassati worldwide lo rendono molto remunerativo.

GLI ALTRI FILM ITALIANI

Oltre ai titoli che abbiamo affrontato singolarmente ce ne sono altri che ottengono risultati medi, molto importanti perché in grado di consentire all’esercizio di sopravvivere diversificando l’offerta. Tra l’altro alcuni studi di settore, come accennato nell’analisi dei dati del 2018, hanno proprio evidenziato l’importanza del cinema medio e la sua determinante incidenza sul totale degli incassi stagionali. Nel gruppo figurano titoli che si dimenticheranno in fretta, delusioni, ma anche exploit. Intanto la quota di mercato del cinema italiano si mantiene in linea con il trimestre precedente: 22,02%. In calo, invece, quella U.S.A. che scende al 64,66%.

Svolgono egregiamente la loro funzione di intrattenimento alcune commedie come Uno di famiglia (dal 25 ottobre in 353 sale per un incasso complessivo di 1,9 milioni di euro) e L’agenzia dei bugiardi (dal 17 gennaio in 360 sale per un totale superiore al milione e mezzo di euro). Mentre è decisamente sottotono l’andamento di Attenti al gorilla (dal 10 gennaio in 365 schermi per un incasso di poco superiore ai 500 mila euro) non aiutato da un trailer che richiedeva al pubblico una certa audacia.

Tra le delusioni sicuramente il film di Paolo Virzì Notti magiche, con 1,3 milioni di euro che sono decisamente pochi per uno degli autori di punta del nostro cinema; la commedia e il giallo, intrecciati a una riflessione sulla Settima Arte, non sono stati apprezzati neanche dalla critica, che parla di un risultato fuori fuoco, ed evidentemente qualcosa non ha funzionato nemmeno a livello di appeal sul pubblico. Cosa fai a Capodanno?, debutto alla regia di Filippo Bologna, acclamato co-sceneggiatore di Perfetti sconosciuti, poteva essere l’outsider che mancava, invece la commedia grottesca si limita a stridere e il film esce presto di scena (800 mila euro). Difficilmente avrebbe avuto più chance con una distribuzione nel periodo delle feste, in cui è ambientato.

Ottimo, invece, il risultato di Euforia, opera seconda di Valeria Golino (1,6 milioni di euro) grazie a una distribuzione che ci crede (235 sale) e a un passaparola contagioso che consente al film un ottimo debutto in quarta posizione e 4 settimane in top 20. Colpisce in positivo anche un piccolo film come Troppa grazia che diventa subito tra i favoriti del pubblico; basta pensare che nel primo week-end, in 158 sale, fa meglio di Widows in 305. Un buon passaparola, anche in questo caso, rende il film un piccolo fenomeno di nicchia in grado di raggiungere e superare, in quattro settimane, il milione di euro.

Non ha intenzioni bellicose, e mantiene tutto sommato le aspettative, il documentario militante di Nanni Moretti Santiago, Italia che parla soprattutto a una nicchia del suo pubblico ma riesce comunque a insinuarsi in profondità. Del resto la politica è quella dei piccoli passi: 34 sale la prima settimana con un’ottima media per sala (€ 4.032) che gli permette di raggiungere la decima posizione del box-office, meglio ad esempio de Il castello di vetro in 178 sale che si deve accontentare del 13° posto (e di una media sconsolante di € 425). La settimana successiva le sale diventano 76 ma la media diminuisce notevolmente (€ 1.667) segno che l’attesa per il film era alta, ma esauriti i fedelissimi gli altri hanno risposto con più moderazione. Nelle due settimane successive rimane in poco più di 20 schermi ma la media per sala continua a sostenerlo e l’incasso superiore ai 600 mila euro si può considerare un buon risultato.

Niente da fare, invece, per Il vizio della speranza, vincitore del premio del pubblico alla Festa di Roma. Il debutto a fine novembre in 155 sale è abbastanza tragico: 12° posto e media per sala di € 851. Seconda settimana senza alcun sostegno distributivo in 44 sale, ma la media cala ulteriormente (€ 696) e sancisce la fine del film nelle sale. Del resto era un’opera abbastanza ostica e con poco appeal commerciale, ma visto che un po’ se ne è parlato aspettarsi numeri più rassicuranti era lecito.

Non decollano nemmeno La prima pietra di Rolando Ravello (360 mila euro con un debutto in ben 239 sale) e Ride, debutto alla regia di Valerio Mastandrea (165 mila euro con un debutto in 116 schermi). Entrambi i film, va detto, decisamente poco riusciti.

GLI ALTRI FILM

Si conferma acchiappapubblico il cinema d’animazione che se ben lanciato (e la Blue Sky trova nella Universal un ottimo alleato) funziona perfettamente perché, come più volte sottolineato, le famiglie sono sempre in trepida attesa di qualcosa, spesso qualunque cosa, in grado di intrattenere la prole per un paio d’ore. Il Grinch, che in quanto a rifacimenti fa concorrenza al nostro Pinocchio, è un grande successo, prima di tutto americano (270 milioni di dollari non sono una bazzecola), ma anche internazionale (gli altri mercati aggiungono 238 milioni di dollari) e in Italia si difende bene (5,8 milioni di euro). Non ha probabilmente le carte in regola per diventare un nuovo classico, ma, come tutti i film Blue Sky, riesce a ritagliarsi una fetta di mercato notevole. Certo, se la formula non cambia il pubblico potrebbe prima o poi stancarsi.

Sempre per le famiglie, ma con figli un pochino più grandicelli, è anche Il mistero della casa del tempo. La critica sonnecchia insieme ai genitori, ma i 42 milioni di dollari di budget sono ampiamente ripagati dai 131,4 milioni di dollari incassati globalmente. Non è un grande successo, dato anche il tenore dei talenti coinvolti (Jack Black e Cate Blanchett), ma il passaggio di Eli Roth dall’horror per adulti e adolescenti all’horror per famiglie ha una sua ragione commerciale d’essere. L’Italia, con 3,1 milioni di euro incassati, lo conferma.

Per restare all’horror, che trova spazio soprattutto in estate, si distingue il ritorno di Pascal Laugier, autore di punta della cosiddetta new-wave horror francese, con La casa delle bambole – Ghostland. Esce il 6 dicembre, quindi in prossimità delle feste, ma riesce a reggere per tre settimane in top-20 passando da 258 sale nella prima settimana a 28 sale nella terza. Cinema non per tutti ma con una fan base da non sottovalutare. Incasso finale nel nostro paese superiore agli 800 mila euro.

Fanno flop, invece, sia A Private War, con cui Rosamund Pike nei panni della reporter di guerra del The Sunday Times Marie Colvin ambiva all’Oscar, che il nuovo Robin Hood. Il primo incassa 2,6 milioni di dollari al box-office mondiale e in Italia poco più di 300 mila euro a fronte di una distribuzione in ben 232 sale, il secondo raggiunge gli 83,7 milioni di dollari worldwide (in Italia 1,9 milioni di dollari) ma deve coprire costi spropositati (100 milioni di dollari). Non brilla nemmeno Red Zone: 66 milioni di dollari incasso planetario (in Italia 900 mila euro in 257 sale), ma budget di 50 milioni di dollari. Tre casi di titoli che non riescono a far quadrare i conti e in cui il mercato italiano ha seguito il trend internazionale.

Come già segnalato in precedenza, langue il d’essai. Se togliamo infatti il successo di Van Gogh e Tutti lo sanno, e l’andamento positivo de Il gioco delle coppie, gli altri titoli non brillano per capacità persuasiva: poco più di 400 mila euro per Colette (200 sale), un incasso di poco superiore ai 320 mila euro per Disobedience (73 sale) e Tre volti (55 sale), 257 mila euro per Non ci resta che vincere (123 sale), 275 mila euro per Chesil Beach (83 sale) e anche per un titolo piaciuto molto, La donna elettrica, ma distribuito con il contagocce (poco più di una ventina di sale). Rifiuto totale, invece, per In guerra, in toccata e fuga in 29 sale con media non generosa (€ 1.109) e con un totale inferiore ai 100 mila euro.

Per questo secondo trimestre è tutto.

Prima dei saluti un piccolo trailer del terzo trimestre: gli Oscar, Clint Eastwood, Battisti celebrato in Un’avventura, La paranza dei bambini, Brizzi, il documentario su Diabolik, il Dumbo di Tim Burton, Captain Marvel, la DC Comics con Shazam!, il nuovo Jordan Peele post Scappa! e, da non sottovalutare, Il coraggio della verità. Insomma, ce n’è per tutti i gusti!

Come sempre confronti, opinioni, chiacchiere, consigli, proposte, ipotesi e suggerimenti sono ben accetti. L’indirizzo è:

LUCA BARONCINI

Pagina precedente:

ANALISI BOX_OFFICE – II TRIMESTRE STAGIONE 2018 / 2019