Recensione, Western

GLI INESORABILI

Titolo OriginaleThe unforgiven
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1960
Genere
Durata125’

TRAMA

Convinti da un eccentrico ed anziano vagabondo che Rachel, della famiglia Zachary, è in realtà una kaiowa rapita da bambina, i pellerossa la rivogliono indietro.

RECENSIONI

Può essere considerato il primo western di John Huston, se non si contano l’anomalo Il Tesoro della Sierra Madre e l’adattamento con dialoghi di un ‘OK Corral’ per Edward L. Cahn nel 1932 (Law and Order): il racconto, in sé, è inventivo e intrigante (simile, ribaltato, a quello di Sentieri Selvaggi: entrambi si ispirano ad un romanzo di Alan Le May), soprattutto per come, per mezzo di vari espedienti, parla in modo eloquente di razzismo. Ma Huston, che ama sempre mettere molta carne al fuoco, non riesce a imprimere il tono giusto, nell’impacciata calibrazione di azione western, noir, melodramma, commedia e sensualità (repressa). Detestato dallo stesso regista, il risultato del film è poco equilibrato, con non pochi passaggi inverosimili, penalizzato anche dai tagli al montaggio che hanno ridotto la parte di John Saxon (portoghese scambiato per pellerossa) e dalle scene finali che negano tutti i presupposti edificanti dell’opera, facendo cadere come birilli gli indiani senza volto: l’incongruenza è figlia, anche, di un braccio di ferro fra il regista, alla ricerca del pamphlet, e la produzione di Ben Hect, James Hill e Burt Lancaster (che, per differenza di visioni, aveva già fatto allontanare il regista designato, Delbert Mann, e lo sceneggiatore J.P. Miller), che si impose per parvenze più commerciali-spettacolari. Curiosa la sequenza in cui Lilian Gish suona Mozart nella prateria.