Musical

ANNIE

NazioneU.S.A.
Anno Produzione1982
Genere
Durata128'

TRAMA

1933: Annie vive in un orfanotrofio gestito dalla crudele signora Hannigan ed è convinta che i genitori torneranno a prenderla. Il miliardario Warbucks, per farsi pubblicità, la invita a vivere con lui per una settimana.

RECENSIONI

Carol Sobieski adatta il musical di successo di Thomas Meehan (musiche di Charles Strouse e testi di Martin Charmin) che andava ancora in scena, ma la vicenda di questa orfanella alla Shirley Temple nacque su strisce per il “New York Daily News” nel 1924 (“Little orphan Annie”, di Harold Gray), venne portata prima in radio e poi due volte su grande schermo negli anni trenta. Un materiale che, per quanto mediato-guastato da un musical che la versione cinematografica migliora, persuade poco: moralista, sciocco, datato e, nelle nuove vesti, di lunghezza spropositata e con canzoni vuote. Se non un flop artistico (John Huston rende fertile tutto il companatico), è stato un flop commerciale, previ costi (40 milioni di dollari, di cui 9 solo per i diritti) che Huston ha usato per filmare in set naturali (vedi il Radio City Music Hall dove danno Margherita Gauthier), senza riuscire a evocare, come vorrebbe, Charles Dickens (ma la parte iniziale all’orfanotrofio è la migliore), il Music Hall, un’epoca attraverso le citazioni cinematografiche (Grande Depressione e New Deal compresi, con guest star Franklin e Eleanor Roosevelt), né il miglior musical (le coreografie di Arlene Phillips sono goffe). Il tutto vale per la prova di Albert Finney, nei panni del rapato miliardario Oliver Warbucks (letteralmente: “dollari di guerra”), emblema conservatore del capitalista benefattore (“Amo il denaro, amo il potere, amo il capitalismo e non amo i bambini!”) e a Huston riesce senz’altro il disegno delle figure comprimarie, fra cui l’alcolizzata di Carol Burnett (Miss Hannigan): ma quando partono balli e canzoni (doppiate in italiano, poi, inaffrontabili), il potenziale incanto si spezza inesorabilmente.