TRAMA
David, promessa del basket, finisce per fare il poliziotto. Danny fugge invece in Arizona e sposa una scoppiata.
RECENSIONI
La terra promessa è il Sogno Americano, la nota "way of life" che fa sperare allo sconosciuto di avere successo. Il film di Michael Hoffman, tratto da una storia vera, racconta in parallelo il vissuto di due giovani frustrati nelle aspettative, incapaci di affrontare una realtà in cui devono ammettere a se stessi, oltre che agli altri, di non avercela fatta. La macchina da presa vuole restituire figurativamente il senso di questa "perdita" fra bellissime location ad Ashville, in volo aereo su di un'auto persa nel paesaggio ghiacciato o riprendendo la statua di un angelo con l'ala spezzata. Passo lasco ed intenso per un'amara parabola allegorica, materia ideale per il produttore Robert Redford, innamorato dei racconti intimi che si trasformino in profonde e critiche riflessioni sulle difficoltà di relazione in seno alla famiglia e sulle cultura e società statunitensi. Fra vincenti e perdenti, simili e contrari, si muovono anche due figure femminili antitetiche, con ruolo insolito per Meg Ryan (drogata e folle): Hoffman ne restituisce una fotostatica simbolica bellissima, quando la ritrae intenta a fare l'amore, colpita dai riflessi fucsia dell'interno della macchina, vestita da nozze ma con una spalla nuda che svela i tatuaggi nella schiena. Sposa e "prostituta", due volti della stessa realtà: è dalla sua bocca che uscirà la fatidica frase, prima della tragedia, "questa è la vita". Pur venato di dettagli poco credibili, è un film commovente che apre squarci sull’essere umano.
