TRAMA
Nel regno di Acheron, il barbaro Kull ottiene il trono, attirando le invidie dei legittimi eredi che, con l’aiuto di un mago, risvegliano una temibile regina del passato che irretisce il re, lo sposa e, poi, fa credere a tutti che sia morto.
RECENSIONI
Doveva costituire il terzo capitolo della saga cinematografica di Conan ma Arnold Schwarzenegger non era disponibile e la produttrice Raffaella De Laurentiis ha ripiegato sull’Hercules televisivo Kevin Sorbo e su di un altro personaggio creato dalla penna di Robert E. Howard: Kull. Antesignano del più noto cimmero, era protagonista di un racconto rimasto inedito (“Quest'ascia è il mio scettro”), in seguito trasformato in un’appassionante avventura del barbaro (per questo sono numerosi i punti di contatto, con Kull dedito al vino, alle donne e all’uguaglianza contro l’altezzosa aristocrazia). Consegnato, però, nelle mani del televisivo (in tutti i sensi) John Nicolella (scomparso l’anno successivo per cancro), il racconto resta inerte, privo di epica e pathos: il regista preferisce i siparietti da commedia (in cui, in effetti, ci sa fare) e, per il resto, si limita a esporre i fatti con poca convinzione. Se, nella finzione, tutti rimproverano a Kull di fare le cose troppo velocemente, Nicolella gli sta dietro. Anche la produzione, votata ad una fotografia color fuoco (in onore della “regina rossa” di Tia Carrere), gioca troppo al risparmio, con trucchi ed effetti giustificabili solo vent’anni prima (imbarazzante la maschera del bestiale aiutante del mago). Funziona meglio la seconda parte, ambientata nell’isola di ghiaccio, per una maggiore articolazione con effetto sorpresa della trama. Film dignitoso per gli amanti del genere “swords and sorcery” (che ha sfornato prodotti inverecondi), con un commento sonoro metal-hard rock che è come il film, patinato-posticcio.