TRAMA
Marcus e l’amico Pierre si vendicano di un torto subito: entrano nel locale per omosessuali Rectum e massacrano un uomo con rabbia. Per quale motivo?
RECENSIONI
I titoli di testa sono quelli di coda al contrario, reversibili, e ruotano come la macchina da presa: le lettere dei cognomi del cast tecnico paiono impazzite. I colori con luci innaturali, tonalità verde-giallo, sono laidi, malati e perversi, la cinepresa è claustrofobica, fastidiosamente mobile, esibita, ruotante e fendente le inquadrature. Il vecchio macellaio di Solo Contro Tutti, precedente e controverso film di Gaspar Noé, ammette l’incesto e fa in modo che il suo interlocutore proferisca le uniche e potenziali chiavi di lettura intellegibili dell’opera, fra “Siamo tutti dei Mefistofele” e “Non ci sono misfatti, solo fatti”. Autoralità al servizio dello shock, artificio che rende tutto finto, repulsivo, cerebrale, inesplicabile negli intenti in cui convivono basso istinto e sua intellettualizzazione. Una serie di scene “tabù”, a partire dallo sguardo vedo-non-vedo al Rectum (nomen omen per sadomaso, sodomia, masturbazione, fisting), accompagnate da interminabili, presuntuosi e incomprensibili volteggi sugli ambienti, fino ad arrivare alla lunga messinscena di uno stupro dove è arduo comprendere dove inizi il compiacimento e dove finisca l’esigenza espressiva: alla luce dello svelamento finale, è comprovata la ricercata gratuità e il sesso/violenza diventa il fulcro di un’estetica fine a se stessa, fintamente estemporanea (molta improvvisazione, sceneggiatura praticamente inesistente). Lo stilema più interessante, alla Memento, è la costruzione del racconto partendo dalla fine verso l’inizio in flashback, vanificato da una versione “integrale” presentata a Venezia nel 2019, dove il montaggio ha riportato tutto all’ordine cronologico.
