TRAMA
Laureato in agraria, in cerca di lavoro, si prepara ad un colloquio importante, ma ha in testa l’ex-fidanzata che sta per sposarsi.
RECENSIONI
Piccolo, per orizzonti e mezzi, esordio in bianco e nero in presa diretta, girato con una macchina da presa risalente alla Seconda Guerra Mondiale: Fulvio Ottaviano, sceneggiatore di Abissinia di Francesco Ranieri Martinotti (che produce, co-sceneggia e cura le scenografie), è un regista teatrale romano, autore di cortometraggi di finzione e documentari. Uno spaccato sulla gioventù disoccupata e/o oziosa, fra sesso, lavoro ed amore, senza mire di analisi sociale ma con ammiccante ironia bozzettistica da commedia all'italiana, fra sketch e tipi pittoreschi, oppure da commedia sentimentale, con la leggerezza (a volte eterea) che si fa vitale freschezza, soprattutto per merito di Valerio Mastandrea e del suo divertente personaggio di playboy. Ottaviano cita Clerks ma non ne possiede l'originalità e l'energia, pur portando una boccata d’aria fresca nel sottobosco "indipendente" della cinematografia italiana, dato che, grazie al passaparola, ha fatto parlare di sé durante il suo passaggio in sala. Il soundtrack spara rap italiano, mentre l'intro di tamburi africani (Mimongo è in Gabon) di “L'ombelico del mondo” di Jovanotti segmenta la pellicola in episodi. La voce fuori campo appartiene a Piero Chiambretti; Francesca Schiavo fa parte de l’Orchestra Italiana di Renzo Arbore.
