TRAMA
L’allevatore John Lufton chiede aiuto a un amico per tenere testa a un prepotente proprietario di bestiame, ma scopre che anche lui è in combutta con un ispettore governativo per depredare il bestiame e derubare alcuni poveri contadini.
RECENSIONI
“Sangue sulla luna” è un’espressione indiana che indica una tempesta in arrivo: ed è quello che accade in questo western in noir (non casuale la fotografia affidata a Nicholas Musuraca) e tinte fosche, ideale per le corde di Robert Mitchum, immenso nel dipingere un carattere che oscilla fra buona e mala azione, con espressioni imperscrutabili nell’indecisione di quale parte sostenere nel conflitto. Non gli è da meno la prova superba di Robert Preston, mentre il raccontare di Robert Wise, che considerava questo film il suo primo di serie A, è corposo, coinvolgente e non scontato: questo grande artigiano che si metteva al servizio del soggetto per esaltarlo senza affidarsi alle formule (lezione Val Lewton), amava poco il genere western e lo approccia con anomalie e atteggiamento da neofita (per i costumi, ad esempio, studiò fotografie d’epoca alla ricerca dell’autenticità). Il racconto di Luke Short, serializzato sul Saturday Evening Post nel 1941 e sceneggiato dalla prolifica Lillie Hayward, non è sorprendente in sé ma per come è restituito da una drammaturgia solida, essenziale e senza troppi stereotipi, con montaggio abile e scorrevole, con crescendo ritmato ed emozionante, secondo uno schema per cui la calma è apparente, la violenza incombente e l’intensità dell’azione accresciuta anche dallo studio dei caratteri: all’epoca fece abbastanza sensazione il realismo della scazzottata fra Mitchum e Preston nel saloon ma è da citare anche l’inseguimento fra le montagne innevate.
